Corriere della Sera - Sette

VIDEOCRAZI­A

- Di Matteo Persivale

Il nuovo Letterman, barba da profeta e malinconia

QUANTO CI È MANCATO David Letterman, in questi due anni e mezzo passati dal suo pensioment­o (forzato)? La risposta – ci è mancato tanto, tantissimo – va al di là della bravura del comico che l’ha sostituito, Stephen Colbert. Perché Colbert ha attraversa­to una crisi d’identità – diventato famoso interpreta­ndo un finto giornalist­a di estrema destra stile Fox News, ha sostituito Letterman al suo talk show della Cbs presentand­o per la prima volta al pubblico il vero se stesso, con risultati deludenti. Alla fine l’ha salvato l’elezione di Trump: adesso Colbert è diventato il leader dei comici “resistenti” al presidente. Non fa particolar­mente ridere ma distribuis­ce satira politica all’ingrosso e gli ascolti americani lo premiano. Gli italiani che vedevano Letterman su Sky e su Rai5 in chiaro sono rimasti orfani: ma adesso grazie a Netflix c’è una consolazio­ne. Il suo (mini) ritorno: con un talk show mensile, My Next Guest. La prima puntata non è esattament­e partita piano: ospite Barack Obama. Era una promessa. L’ultima volta che Obama era stato da Letterman nel 2015, aveva scherzato sul suo imminente ritiro dalla scena politica (il mandato scadeva nel gennaio 2017): «Ci vedremo per giocare a domino, o per andare a bere un caffè da Starbucks». Invece si sono visti su Netflix, in un teatro di posa, con la doppia standing ovation del pubblico. Obama: sempre uguale, stesso abito blu e stesso sorriso un po’ scettico, stesse buone maniere. Letterman invece ha la barbona bianca da profeta che si è lasciato crescere dopo il pensioname­nto forzato – licenziame­nto – dalla Cbs. Sembra molto più anziano ovviamente ma quello che è cambiato è lo sguardo: il sarcasmo del vecchio David è stato rimpiazzat­o da una strana intensità, la battuta è sempre pronta – non potrebbe essere altrimenti – ma si vedono i segni della depression­e che l’ha colpito dopo il ritiro dalle scene (ne ha parlato con franchezza in un’intervista l’anno scorso). Al di là del fatto che aveva davanti un ospite che stima e al quale vuole bene, non si vedono tracce del Letterman ostile di una volta, con la stoccata pronta. C’è un uomo di settant’anni, pensieroso, che libero dalla pressione

A VOLTE RITORNANO

L’ex presidente americano Barack Obama, 56 anni, e il conduttore David Letterman, 70 anni della scaletta del vecchio show, dei segmenti da sovrapporr­e e degli spot incalzanti, dà al suo nuovo spettacolo un ritmo riflessivo, domande lunghe e risposte senza limiti di tempo (anche se con lui non ci si può mai distrarre).

LA COSA PIÙ SORPRENDEN­TE? Letterman, in un contributo filmato, che va a visitare Selma, Alabama, dove avvenne nel 1965 una fondamenta­le marcia per i diritti civili dei neri, e dove cammina attraverso il ponte reso famoso da Martin Luther King con un deputato-eroe collega del reverendo King, John Lewis che quel giorno fu quasi ucciso a manganella­te. E alla fine della puntata, Obama ammette di essere stato fortunato «perché ho lavorato duro e ho un po’ di talento ma sono in tanti a lavorare duro e a avere talento, ma non diventano presidenti». E Letterman si confessa, ed è un momento di tv emozionant­e: «È questa la cosa contro la quale mi sto confrontan­do: ho solo avuto fortuna, nella vita. La marcia di Selma è del marzo ’65. Ecco, io il mese dopo presi i miei amici e andammo tutti in Florida a ubriacarci. Per una settimana, ubriachi marci se mi perdona il termine. Perché non ero in Alabama? Perché non sapevo quel che stava succedendo là? Sono stato fortunato, e quella fortuna continua anche oggi».

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