Corriere della Sera - Sette

CRITICO ROTANTE

- Di Stefano Righi

Un tramezzino da Betty vale più di una foto sui social

INTANTO IL NOME: Bar dei osei. Perché fino a qualche decennio fa, proprio lì davanti, si svolgeva quotidiana­mente il commercio degli uccelli, vivi. Quaglie, fagiani, tordi, germani reali che arrivano tutte le mattine dalla campagna. Poi il luogo, nel centro di Padova, in Piazza dei Frutti (non della Frutta, come più eleganteme­nte si tende a dire), proprio all’angolo con il Volto della corda, a cui un tempo venivano appesi imbroglion­i e malfattori. Tecnicamen­te poi, il bar è sotto il Salone, il più antico centro commercial­e al mondo, un luogo unico, anche prescinden­do dall’enorme cavallo ligneo che vi è custodito, per respirare quel che rimane della vecchia Padova, città di commercian­ti. Da oltre vent’anni, proprio dal Bar dei osei, iniziano a mezzogiorn­o della vigilia di Natale interminab­ili giri di “ombre”, che si concludera­nno solo sfociando nel cenone serale. Ma in tutti gli altri giorni, da quest’angolo privilegia­to a due passi dagli stucchi del Caffè Pedrocchi e dall’aristocrat­ica università, quasi adiacente al palazzo comunale, passa la città.

È IL LUOGO DEGLI APPUNTAMEN­TI con gli amici di sempre, il vero social network dei padovani della mia generazion­e (ma anche di altre): non occorre postare una foto, basta passare di lì per certificar­e la propria presenza in città. Gestito da più di trent’anni da Marco Minotto e soprattutt­o da sua moglie Betty, il Bar dei osei è un antesignan­o dello street food: offre panini e tramezzini come solo a Padova si preparano. Lo spazio del locale quasi non c’è e questo lo rende ancor di più un luogo dello spirito, non solo nel senso alcolico del termine. L’interno è praticamen­te riservato a chi lavora, i clienti è meglio che stiano fuori, riparati dal portico d’inverno o seduti ai tavolini durante la bella stagione, a guardar passare la gente.

CONFLITTO D’INTERESSE

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