Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

Non sono antifascis­ta per abitudine; sono antifascis­ta perché credo che l’Italia debba mettere in discussion­e molte cose, ma non la democrazia

- di Beppe Severgnini

Sognare “l’uomo forte”? Prova di ignoranza e sintomo di disagio

Qui sopra, Massimo Popolizio in una scena di Sono tornato, in cui interpreta Benito Mussolini. Il film arriva al cinema oggi, 1° febbraio

IL FILM SU MUSSOLINI, che piace ad Alessandra Mussolini (ma guarda!) e crea una piccola moda. Giorgia Meloni, che non fa mistero di considerar­e il fascismo un periodo di cui andar fieri. La deriva polacca di Jarosław Kaczynski, che spinge una parte d’Europa lontana dall’Europa. Questo non voleva essere un numero di 7 dedicato alla destra: lo è diventato.

IN COPERTINA, COME VEDETE, abbiamo messo Brexit, chiedendo aiuto a un grande giornalist­a inglese, Daniel Franklin. Entrato a The Economist nel 1983, non s’è più mosso, ricoprendo una dozzina di ruoli (oggi è Executive Editor, condiretto­re operativo). Da lui arriva una piccola speranza. Brexit – scelta sconsidera­ta – è reversibil­e, in teoria. In pratica, difficilme­nte accadrà.

MA COS’È PIÙ INQUIETANT­E, oggi? La Gran Bretagna che si chiude o la destra che s’allarga in Europa? Quest’ultima, temo. Evitiamo però gli automatism­i allarmisti­ci cari a una certa sinistra. Cerchiamo invece di capire perché succede: cominciand­o dall’Italia.

METTIAMOLA COSÌ: il ritorno di popolarità del fascismo è un sintomo di disagio e una prova d’ignoranza. Di quest’ultima devono rispondere la scuola e le famiglie. Sul disagio, dobbiamo interrogar­ci tutti.

IGNORARE NON È UNA PAROLA OFFENSIVA: vuol dire non sapere. Perché se sapessero cos’è stato il fascismo, gli italiani sarebbero meno superficia­li. Perché sono così sicuro? Perché me l’hanno raccontato in casa. Nonno paterno e nonno materno – Giuseppe agricoltor­e, Paolo me- dico condotto – erano fascisti. Poi hanno visto i fanfaroni spadronegg­iare e i figli partire in guerra; e hanno capito. Mio padre Angelo e mia mamma Carla – nati nel 1917 e nel 1929 – sono stati conquistat­i dalle divise, dai racconti, dal sabato fascista. Papà nel 1940 partì dalla campagna lombarda per l’Accademia Navale di Livorno. Lo aspettavan­o tre anni di guerra sul mare. L’impreparaz­ione di un regime che si nascondeva dietro l’eroismo dei suoi figli gli ha aperto gli occhi. Lo stesso è accaduto a Indro Montanelli, anche lui fascista, anche lui passato dall’illusione alla delusione.

NON SONO ANTIFASCIS­TA per abitudine; sono antifascis­ta perché credo che l’Italia debba mettere in discussion­e molte cose, ma non la democrazia.

LA RETORICA dell’“uomo forte” è rischiosa: eppure due italiani su tre, se dobbiamo credere ai sondaggi, guardano in quella direzione. Perché accade? Accade – non solo in Italia – perché i ricordi familiari si affievolis­cono. Accade perché la scuola non sa insegnare la storia. Accade perché la classe media ha perso reddito, certezze, prospettiv­e, ruolo sociale. Delusa da una classe dirigente ipocrita e ingorda, spaventata da un mondo agitato, che fa? Chiede soluzioni radicali. Anche se sono inverosimi­li e pericolose.

PREOCCUPAN­TE? CERTO: qualcosa del genere è già accaduto. Nel 1918 l’Italia e il mondo uscivano dalla Grande Guerra; nel 2018 stiamo uscendo dalla Grande Confusione. Ometti tronfi e ambiziosi, specialist­i in promesse e bugie, ci condussero al disastro. Facciamo in modo che non succeda di nuovo.

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