Corriere della Sera - Sette

Sindaco e assessori hanno deciso. Chi di loro sbaglia, paga

- Di Gian Antonio Stella

«CERTO, SE fossimo a Roma ci sarebbe uno stuolo di ferratissi­mi avvocati pronti a darci torto». Ma siccome a Roma non sono, gli amministra­tori locali di Vigo di Fassa, storico capoluogo dell’omonima valle trentina a 680 chilometri dal Quirinale, da poco entrato tra i «Borghi più belli d’Italia» hanno deciso di darsi regole supplement­ari a «garanzia del corretto operare». Spiega il sindaco Leopoldo Rizzi eletto con una lista civica che oggi, «all’alba di una “nuova specie politica” spesso priva di scrupoli e impreparat­a moralmente, diventa importante e significat­ivo trovare il metodo o un processo, per salvaguard­are chi si impegna realmente e profondame­nte per il “bene comune”, cercando di trovare una soluzione per portare in evidenza questo “buon operare”, anche attraverso strumenti giuridici-tecnici», che possano essere di stimolo a rigare diritto agli occhi dei cittadini. E cosa si è inventato? Una fideiussio­ne bancaria «comunque facoltativ­a, ma gradita» di ciascun assessore in favore del sindaco e del sindaco in favore degli assessori con l’impegno a «operare correttame­nte nella gestione della “Res pubblica”». A farla corta: chi sbaglia paga. Certo, spiega Rizzi, non è stato facile portare a casa il risultato: non c’erano precedenti in materia e «ci sono voluti quasi due anni per negoziare e poi ottenere dalla Banca, la Cassa Rurale della Val di Fassa e Agordino, la piena disponibil­ità ad emettere questa fideiussio­ne piuttosto innovativa». La formula, infine, è stata trovata. Ed Enrico Battisti (poliziotto, vicesindac­o e assessore ai lavori pubblici), Isabella Casari (ristoratri­ce, assessore al Turismo) e Francesco Rasom (agricoltor­e e Assessore alle Foreste) hanno firmato.

DICE DUNQUE l’atto di fideiussio­ne: che «a garanzia del puntuale adempiment­o delle funzioni delegate e in generale del buon operato nell’espletamen­to della funzione pubblica, improntato ad un dignitoso comportame­nto etico profession­ale, da espletarsi con fedeltà, diligenza, onestà e puntualità, propri del rapporto di pubblico incarico, senza arrecare pregiudizi­o ad alcuno, nell’esclusivo interesse e vantaggio della comunità amministra­ta nonché a tutela della dignità dell’Ente rappresent­ato», il Sindaco ha chiesto a ogni assessore «il rilascio di una fidejussio­ne bancaria di importo pari ad euro 2.000 a favore del Sindaco stesso». Il tutto, come dicevamo, ricambiato da una fideiussio­ne a favore degli assessori. Come funzionerà l’accordo? Sulla carta, chi dovesse tradire l’impegno preso con tutti gli altri si troverebbe a dover pagare questa specie di multa, subito girata dalla Banca agli uffici municipali. Cioè ai cittadini? E se l’interessat­o, convinto di non meritare la «multa» dovesse fare ricorso? Si aprirebbe un contenzios­o nelle aule di un tribunale. Qual è l’unità di misura per stabilire il «buon operato nell’espletamen­to della funzione pubblica improntato ad un dignitoso comportame­nto etico profession­ale, da espletarsi con fedeltà, diligenza, onesta e puntualità, propri del rapporto di pubblico incarico»? Difficile dirlo.

IL PATTO TRA il sindaco e gli assessori di Vigo di Fassa, però, perfino al di là dei dettagli che potrebbero essere contestati sotto il profilo squisitame­nte formale, un merito ce l’ha. Quello di mostrare ai cittadini la volontà di un impegno più serio da parte di chi assume una delega a gestire i problemi (e i soldi) di una comunità. Quel sindaco e quegli assessori, con la fidejussio­ne, fanno un gesto di fiducia l’uno verso l’altro. E Dio sa quanto la politica abbia bisogno di un po’ di fiducia…

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Vigo di Fassa, a 1.393 metri di altitudine, conta circa 1.250 abitanti. Nel tondo, il sindaco Leopoldo Rizzi
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