Sindaco e assessori hanno deciso. Chi di loro sbaglia, paga
«CERTO, SE fossimo a Roma ci sarebbe uno stuolo di ferratissimi avvocati pronti a darci torto». Ma siccome a Roma non sono, gli amministratori locali di Vigo di Fassa, storico capoluogo dell’omonima valle trentina a 680 chilometri dal Quirinale, da poco entrato tra i «Borghi più belli d’Italia» hanno deciso di darsi regole supplementari a «garanzia del corretto operare». Spiega il sindaco Leopoldo Rizzi eletto con una lista civica che oggi, «all’alba di una “nuova specie politica” spesso priva di scrupoli e impreparata moralmente, diventa importante e significativo trovare il metodo o un processo, per salvaguardare chi si impegna realmente e profondamente per il “bene comune”, cercando di trovare una soluzione per portare in evidenza questo “buon operare”, anche attraverso strumenti giuridici-tecnici», che possano essere di stimolo a rigare diritto agli occhi dei cittadini. E cosa si è inventato? Una fideiussione bancaria «comunque facoltativa, ma gradita» di ciascun assessore in favore del sindaco e del sindaco in favore degli assessori con l’impegno a «operare correttamente nella gestione della “Res pubblica”». A farla corta: chi sbaglia paga. Certo, spiega Rizzi, non è stato facile portare a casa il risultato: non c’erano precedenti in materia e «ci sono voluti quasi due anni per negoziare e poi ottenere dalla Banca, la Cassa Rurale della Val di Fassa e Agordino, la piena disponibilità ad emettere questa fideiussione piuttosto innovativa». La formula, infine, è stata trovata. Ed Enrico Battisti (poliziotto, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici), Isabella Casari (ristoratrice, assessore al Turismo) e Francesco Rasom (agricoltore e Assessore alle Foreste) hanno firmato.
DICE DUNQUE l’atto di fideiussione: che «a garanzia del puntuale adempimento delle funzioni delegate e in generale del buon operato nell’espletamento della funzione pubblica, improntato ad un dignitoso comportamento etico professionale, da espletarsi con fedeltà, diligenza, onestà e puntualità, propri del rapporto di pubblico incarico, senza arrecare pregiudizio ad alcuno, nell’esclusivo interesse e vantaggio della comunità amministrata nonché a tutela della dignità dell’Ente rappresentato», il Sindaco ha chiesto a ogni assessore «il rilascio di una fidejussione bancaria di importo pari ad euro 2.000 a favore del Sindaco stesso». Il tutto, come dicevamo, ricambiato da una fideiussione a favore degli assessori. Come funzionerà l’accordo? Sulla carta, chi dovesse tradire l’impegno preso con tutti gli altri si troverebbe a dover pagare questa specie di multa, subito girata dalla Banca agli uffici municipali. Cioè ai cittadini? E se l’interessato, convinto di non meritare la «multa» dovesse fare ricorso? Si aprirebbe un contenzioso nelle aule di un tribunale. Qual è l’unità di misura per stabilire il «buon operato nell’espletamento della funzione pubblica improntato ad un dignitoso comportamento etico professionale, da espletarsi con fedeltà, diligenza, onesta e puntualità, propri del rapporto di pubblico incarico»? Difficile dirlo.
IL PATTO TRA il sindaco e gli assessori di Vigo di Fassa, però, perfino al di là dei dettagli che potrebbero essere contestati sotto il profilo squisitamente formale, un merito ce l’ha. Quello di mostrare ai cittadini la volontà di un impegno più serio da parte di chi assume una delega a gestire i problemi (e i soldi) di una comunità. Quel sindaco e quegli assessori, con la fidejussione, fanno un gesto di fiducia l’uno verso l’altro. E Dio sa quanto la politica abbia bisogno di un po’ di fiducia…