Corriere della Sera - Sette

L’amore romantico? Ve lo spiego in dieci parole

(Mia moglie dice che c’è anche l’undicesima)

- di Edoardo Boncinelli

Il romantic love nasce dalla necessità di riprodursi e ripropone legami genitorial­i. Ecco i termini per capire come funziona: da amicizia ad attrazione passando per passione, seduzione, erotismo, innamorame­nto, sessualità, complicità, affetto e tenerezza. Secondo mia moglie bisogna aggiungere fiducia: ma io non mi fido

VOGLIO PARLARE D’AMORE. Perché paradossal­mente non ne parla mai nessuno con serietà, e se ne parla pure troppo. Perché la parola significa moltissime cose, mischiate e confuse. Perché senza amore non c’è vita. Spezzerò l’idea di amore in un certo numero di parole che usiamo tutti i giorni. A scanso di equivoci voglio chiarire che parlerò dell’amore fra due individui, non di quello per lo studio o la ricreazion­e, né di quello per la patria, né di quello per Dio. Parlerò di quello cioè che gli anglosasso­ni chiamano romantic love. Ho già detto altre volte che per me il romantic love, che è assolutame­nte specifico della nostra specie, ha un’origine composita: nasce sì dalla necessità di riprodursi, ma mutua molti aspetti anche dall’amore fra genitori e figli, una relazione fondamenta­le per esseri che come noi vivono la condizione di figlio o di figlia per anni e anni. I membri di una coppia si alternano così in continuazi­one in un ruolo di genitore e in quello di figlio o figlia. E spesso “bamboleggi­ano” nel loro gergo intimo, accompagna­ndo alle parole le smorfiette più ingenue e graziose. Ed è questo, non il nudo, il vero oggetto del pudore.

LA PRIMA PAROLA È ATTRAZIONE. Chi si ama deve provare attrazione per l’altro, attrazione fisica intendo, non importa se primaria o secondaria a un invaghimen­to sentimenta­le o intellettu­ale. Senza attrazione, l’amore è un insieme di fumetti vuoti e di inutile ginnastica. Un dramma borghese. La seconda è affetto. Non è amore, ma senza quello l’amore non ci può essere. La passione può avere sussulti scomposti, come pure l’amore appassiona­to.

L’affetto no. Persiste, magari languente, ma costante, con la funzione del volano nel motore, che dà continuità al rapporto. È mosso e muove. Anche quando l’amore si distrae, l’affetto gli tiene il posto occupato. Con rispetto e dedizione.

LA TERZA È PASSIONE, l’essenza dell’amore stesso. La passione inverte la direzione dei sentimenti: quelli puntano via da noi, verso l’oggetto amato, la passione punta dall’oggetto amato – o anche dalla sua più insignific­ante particolar­ità – verso di noi. È la passione che ci garantisce e sostiene un Io, in virtù di un Tu benedetto. La passione ci salva tutti e due, e ci fornisce l’unico senso che la vita possa avere. Chi non prova passione muore di freddo fra le taniche di gasolio. E si annoia nel Giardino delle Delizie. La quarta è innamorame­nto, l’inizio deflagrant­e di un amore, l’adolescenz­a dell’amore stesso. Un’improvvisa vacanza dalla serietà e dalla razionalit­à del quotidiano, allo stesso tempo il distillato e il parossismo dell’amore. La sua griffe inconfondi­bile è la bruciante sincerità, per quanto può essere sincero un essere umano. La quinta è seduzione, la gioia prevalente­mente femminile di ostentarsi bella e attraente. Anche nelle vesti. Il piacere di piacere, che rende talvolta anche egoisti. Il proporsi al centro del mondo, anche se si tratta solo di un mondo. La sesta è erotismo, un altro aspetto del rapporto amoroso che appare esclusivam­ente umano. Per questo motivo non è facile da caratteriz­zare ed è spessissim­o frainteso. Poche persone, infatti, sono consapevol­i dell’erotismo che serpeggia o che campeggia nel loro rapporto. In virtù di quello, il corpo e le sue peculiarit­à più concrete divengono oggetto di un esperiment­o astratto e di una vera e propria transustan­ziazione verso l’aperto e l’inusitato. La settima è sessualità. Il vero nocciolo della questione, che come tutti i noccioli non figura mai molto. L’amore non è sesso, ma senza sesso non è amore. E non è vita.

L’OTTAVA È TENEREZZA, il sospiro e il fremito di terre lontane. Forse l’aspetto dell’amore che va più lontano, nel tempo e nello spazio. Il “campo” nel quale ha presa il telefonino dell’amore. La nona è complicità, il residuato, a volte sbarazzino e via via crescente, di anni d’intimità. La decima, amicizia, non appartiene quasi mai al discorso amoroso vero e proprio, ma c’è, certamente c’è, un innegabile rapporto di contiguità. (Mia moglie dice che c’è anche la fiducia tra gli innamorati, quieta, totale e cieca, ovviamente. Si vede che lei ha un eccesso di ossitocina. Io di lei non mi fido).

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 ??  ?? TIRA E MOLLA Una scena del film Alta fedeltà (2000) di Stephen Frears, dall’omonimo romanzo di Nick Hornby
TIRA E MOLLA Una scena del film Alta fedeltà (2000) di Stephen Frears, dall’omonimo romanzo di Nick Hornby
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