PASSAPAROLA
Non c’è un modo solo per scrivere romanzi belli. Parola di Paul Auster
LA ZIA MILDRED è buona o è cattiva? Quali sono i suoi veri sentimenti nei confronti della sorella Rose: la disprezza o la protegge? Alla zia Mildred, docente universitaria di letteratura inglese (a Berkeley o altrove), piacciono i maschi (come sembra in un primo momento) o le femmine (in particolare una giovane maestra molto pettegola)? E Rose, la sorella snobbata, è una brava fotografa, degna di essere esposta in mostra a New York e pubblicata da prestigiose case editrici, oppure è solo la semplice titolare senza grilli per la testa di un negozio di fotografie? Di sicuro c’è che Rose è la madre di Archie e che l’ha avuto al termine di una difficile gravidanza, di quelle che ti costringono in casa tipo arresti domiciliari. Un’altra cosa sicura è che Rose è sposata con Stanley Ferguson, proprietario di un avviato negozio di elettrodomestici e televisioni a Newark. E il loro è un matrimonio felice, allietato appunto dalla nascita di Archie, figlio unico e amoroso, bravissimo ragazzo. Ma è davvero un bravissimo ragazzo Archie? Ed è veramente ben avviato il negozio di suo padre? A volte la risposta è no, alla prima domanda come alla seconda domanda. L’esistenza del negozio di Stanley è messa a repentaglio dai due fratelli del proprietario, specialmente da Lew che è un accanito scommettitore e finisce per perdere tutto e riempirsi di debiti. A Stanley (consigliato dal fratello disonesto e disperato) non resterebbe che la truffa alla compagnia di assicurazione: dare fuoco al negozio e intascare i dollari del rimborso. E qui, come nei libri-gioco di moda qualche anno fa, si aprono almeno due possibilità. La truffa riesce e Stanley si getta in una nuova fortunata impresa commerciale (dopo aver liquidato quel furfante del fratello). Seconda possibilità: Stanley muore nell’incendio mentre tenta di sventare
il piano scellerato di Lew. Con la morte di Stanley, la moglie Rose e il figlio Archie iniziano una serie di peregrinazioni tipiche delle vedove e degli orfani e dei romanzi dickensiani. Però può anche succedere che Stanley non muore, che i suoi affari vanno col vento in poppa, che Stanley e Rose diventano due insopportabili nuovi ricchi (che giocano a golf e a bridge e cercano solo status symbol). Allora l’adolescente Archie non li riconosce più, li trova insopportabili, rimpiange i tempi in cui erano più poveri e più simpatici, comincia a odiarli, a chiedersi perché non sia contemplata una legge che permetta ai figli di divorziare dai genitori quando non si va più d’accordo. L’ultimo romanzo di Paul Auster, 4321, racconta una storia in quattro maniere diverse. I protagonisti sono sempre Archie, Rose, Stanley Ferguson e i loro parenti, amici e affini, ma le variazioni dei destini e dei caratteri sono quasi infinite. Come abbiamo visto, lo stesso personaggio può morire o restare vivo, arricchirsi o impoverirsi, cambiare idee politiche (a favore o a sfavore di John Kennedy) . Detto così, potrebbe sembrare un romanzo cerebrale, un’opera di taglio sperimentale, un freddo esercizio di logica combinatoria (e scombinatoria). In bene, può somigliare a cose già fatte da parte di scrittori come Perec, Vargas Llosa, Calvino e Queneau (e l’elenco potrebbe continuare). Quindi è un libro arrivato in ritardo? No, Auster non ha scritto un divertimento intellettuale (o non solo quello). Penso che abbia voluto scrivere il romanzo totale, inchinarsi davanti all’arte della narrativa, alla sua varietà. A un certo punto Archie legge di seguito tre libri diversissimi tra loro come La metamorfosi, Il giovane Holden e Candido e li trova tutti e tre fantastici. E conclude: «Non c’è un solo modo per scrivere un bel libro». 4321 è un romanzo sulla libertà dei romanzi, degli scrittori e della vita.