DERBY SCOLASTICO
Classico contro Scientifico
Uno sostiene che il percorso umanistico insegna un metodo ed educa al rigore dello studio. L’altro ribatte che l’universo è matematico e il liceo scientifico è più completo. Due giornalisti del Corriere si sfidano a duello: quale percorso di studi è il migliore? Intanto ricordano come si stava sui banchi di scuola, e i rispettivi incubi liceali
ROBERTO GOBBI Caro Massimo, ringalluzzito, dopo tanti de profundis, dalla notizia che quest’anno i licei classici milanesi hanno fatto il “tutto esaurito”, da ex-ex-ex orgoglioso studente del “Battista Spagnoli” di Mantova posso concedermi il lusso di passare la palla nella tua metà campo di ex-ex liceale dello scientifico e di sfidarti sui numeri. E i numeri dell’osservatorio statistico AlmaLaurea dicono che, qualsiasi facoltà scelga, chi esce dal classico si laurea con punteggi più alti di chi esce dallo scientifico: 105 di media contro 103. Soltanto due punti di scarto, vabbè, ma in una partita contano o no? Vorrà dire pur qualcosa quel 105 a 103. Butto lì: siccome non penso che il classicista sia più intelligente degli altri, direi che “è il metodo, bellezza”. Ovvero, forse il liceo classico insegna, meglio di altre scuole, come si fa a imparare, cioè darsi risposte ma soprattutto farsi domande. Che sono le fondamenta della cultura nel senso che io prediligo: capacità di interpretare il mondo.
MASSIMO SIDERI Caro Roberto, partiamo subito con il fioretto! Bene :-) sarà
divertente: che un classicista la metta subito sul campo dei numeri mostra che siete indubbiamente furbi. Ma da ex (mi permetto un solo ex avendo qualche anno in meno di te) studente del Liceo scientifico “Luis Pasteur” di Roma credo di avere qualche argomento qualitativo per rispondere alla tua analisi quantitativa: bisognerebbe andare a guardare quali sono le facoltà scelte da chi ha fatto il classico. Per esperienza posso dire che chi ha fatto il classico vive nell’angoscia degli algoritmi e passa tutta la vita ad evitarli (salvo poi usare Google per dare delle risposte a molte domande). Sicché tende a seguire dei percorsi umanistici dove per un naturale equilibrio colloquiale il voto tende ad essere più alto. Non voglio certo dire che ci sia una differenza di intelletto o di cultura: ma di fronte a un esame di econometria o di fisica dei materiali, la dialettica di Platone o l’ars oratoria di Cicerone non ti salvano. O sai la risposta o niente. Onestamente da umanista scientifico quale mi considero ricordo bene che come umanità abbiamo iniziato a capire qualcosa solo quando un certo Galileo Galilei ha introdotto, nel 1600, il metodo scientifico. Prima, con Aristotele, eravamo ancora convinti che Natura abhorret a vacuo, cioè che il vuoto non esiste. Senza Evangelista Torricelli non avremmo avuto le lampadine, la tv, internet e dunque nemmeno questo scambio via email.
RG Innanzitutto voglio rassicurare tutti: ho molte angosce ma, grazie a Dio, non quella degli algoritmi. Quanto ai
«Chi esce dal classico si laurea con punteggi più alti di chi esce dallo scientifico: 105 di media contro 103»
«Ma di fronte a un esame di econometria o di fisica dei materiali, la dialettica di Platone o l’ars oratoria di Cicerone non ti salvano»
numeri di AlmaLaurea, il primato dei classicisti si riferisce a tutte le facoltà tranne ingegneria dove la partita segna un pareggio (voto di laurea medio 102,1). Ma lasciamo stare. Mi sembra, invece, irriverente sostenere che “come umanità abbiamo iniziato a capire qualcosa solo con Galileo”. Ti risparmio un elenco sterminato. Non ti dirò che Galileo e Torricelli non sarebbero nati senza i primi filosofi, da Talete a Pitagora. Ti dirò che se Socrate e Platone non avessero inventato e perfezionato il méthodos, cioè l’insieme di principi, regole e procedure per la conduzione di un’indagine e la soluzione di un problema, Galileo non avrebbe mai potuto elaborare il suo immenso metodo scientifico sperimentale. Mi interessa, però, l’esame di econometria che al pari dell’algoritmo
«Se Socrate e Platone non avessero inventato e perfezionato il méthodos, Galileo non avrebbe mai potuto elaborare il suo metodo scientifico sperimentale»
«Prima, con Aristotele, eravamo ancora convinti che Natura abhorret a vacuo, cioè che il vuoto non esiste»
non mi angoscia, ma che eviterei come la peste. Pensandoci ha una radice greca come moltissime altre parole usate dalla scienza. E le radici portano sostanza. Su una cosa hai pienamente ragione: senza Evangelista Torricelli non avremmo mai avuto questo scambio di mail. Con un dettaglio: senza la capacità di elaborare un pensiero, di cui i greci erano maestri, questa mail sarebbe rimasta vuota e saremmo finiti entrambi nell’horror vacui. E l’horror vacui mi angoscia.
MS Le tue parole mi rassicurano: dimostrano la superiorità dello scientifico dove a dispetto del nome ricordo che gli insegnanti più esigenti erano proprio quelli di italiano, storia, filosofia e latino (immagino sia diffuso ma li sogno ancora di notte talvolta...).
D’altra parte tu stesso ti rifugi dietro a Talete e Pitagora. Due matematici. Senza offesa: se sei uno del classico che capisce di algoritmi guardati intorno, sei lo splendido rappresentante di una minoranza. Forse avresti dovuto fare lo scientifico.
RG Ecco, hai raggiunto l’acme e mi stai facendo un assist: il liceo deve, scusa se insisto, insegnare un metodo ma anche educare al rigore dello studio. E se un insegnante è esigente non fa solo – bene – il proprio mestiere ma anche il bene dello studente. Quindi, se mi dici che i tuoi professori migliori erano quelli di italiano, storia, filosofia e latino, be’ allora, ti provoco: aboliamo lo scientifico e teniamoci il classico, magari con una dose maggiore di matematica. Così eviteremmo tutti l’angoscia dell’algoritmo, salvo quella del filosofo Euclide, inventore dell’algoritmo più antico che permette di calcolare il massimo comune divisore. Ma rilancio la palla e ti invito a iscriverti a un corso di greco antico. Oh, sia chiaro, non sono un necrofilo ma, cosa vuoi che ti dica, le lingue morte mi sono sempre piaciute: non servono a niente ma allenano la mente al ragionamento complesso e, come tutte le cose gratuite, ti regalano la passione per la conoscenza pura. Siamo arrivati al novantesimo minuto e ti lascio il vantaggio di chiudere il derby, ma non prima di aver citato Umberto Eco: «Si deve studiare il teorema di Pitagora, ma anche la sua teoria sull’armonia delle sfere. E il suo terrore dell’infinito».
«Le lingue morte mi sono sempre piaciute: non servono a niente ma allenano la mente al ragionamento complesso»
«Intanto la Seconda guerra mondiale fu vinta grazie a un matematico, Alan Turing, che riuscì a decriptare le macchine Enigma dei nazisti»
«Umberto Eco diceva: “Si deve studiare il teorema di Pitagora, ma anche la sua teoria sull’armonia delle sfere. E il suo terrore dell’infinito”»
«Gli preferisco Einstein: “Dio non gioca a dadi”»
MS Purtroppo alla fine, caro Roberto, sei scivolato nel vero “difetto” genetico di chi ha fatto il classico, quello cioè di pensare che si possa vivere senza algoritmi. Aboliamolo dici tu. Sarebbe un disastro dico io. Mi tocca ricordarti che la Seconda guerra mondiale fu vinta grazie a un matematico, Alan Turing, che riuscì a decriptare le macchine Enigma dei nazisti? Ecco dove porterebbe una tale follia. Quando dico che i miei migliori insegnanti erano quelli delle materie classiche intendo dire che lo scientifico non dimentica mai di essere anche un liceo. Insegna uno e l’altro. La completezza. Mentre il classico vive nell’illusione che basti conoscere la radice della parola econometria per domarla. Ma non può essere così. Citi Eco (grandissimo), ma gli preferisco Einstein: «Dio non gioca a dadi». L’universo è matematica e alla fine anche i filosofi greci lo hanno dovuto ammettere.