Corriere della Sera - Sette

SCRIVETE PER NOI: SETTEBELLO

- Di Caterina Dassie

Cari giovani espatriati, perché non torniamo in Italia?

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook

La migliore della settimana: Caterina Dassie, 21 anni

«PERCHÉ PARTI? Perché non ti adagi sempliceme­nte nella comodità di restare in un luogo che già conosci?» Sono le domande che mi perseguita­no da quando, due anni fa, ho deciso di andare a studiare giornalism­o in Galles. Mentre chi rimane spesso si chiede perché uno decida di superare i confini dell’Italia per intraprend­ere una nuova vita, inseguire una passione, avere più opportunit­à o sempliceme­nte per imparare una nuova lingua, io mi sono sempre chiesta: «Perché tratteners­i?».

HO VISSUTO per la prima volta all’estero durante il quarto anno di scuola superiore e sono tornata con la certezza che quella non sarebbe stata la mia prima e ultima esperienza fuori dall’Italia. Vivere un’altra cultura, tradizione, lingua, non solo aveva iniziato a nutrire la mia curiosità ma aveva innescato in me un meccanismo di perenne insazietà: avevo bisogno di stimoli continui. Finite le superiori ho deciso di seguire la mia passione per il giornalism­o. Date le poche opportunit­à in Italia nell’ambito, ho trovato una scusa per partire di nuovo. Ho sempre pensato che i miei studi, la mia carriera, si sarebbero sviluppati al di fuori dell’Italia. Arrivata in Svezia per il programma Erasmus, una ragazza inglese mi ha chiesto: «Perché ci sono così tanti italiani all’estero?» Sorpresa dalla domanda, quasi infastidit­a, ci ho pensato a lungo. Ero infastidit­a perché, vivendo all’estero, ho realizzato quante opportunit­à vengano sprecate e quante grandi potenziali­tà si mettano da parte nel nostro Paese. Le nostre tradizioni, la nostra storia, il nostro folklore, il nostro patrimonio culturale sono invidiati da tutti, eppure il flusso di partenze è sempre più ampio e continuo. Mi sono domandata quindi se fossimo proprio noi, gli expat, a dover tornare e cambiare le cose. Portando le nostre esperienze, prendendo spunto dai diversi sistemi accademici, dalla voglia di innovare, di cambiare e di migliorare appresa vivendo all’estero.

L’ITALIA MI MANCA, questo è certo. Non sono sicura che sia il Paese perfetto – sarebbe utopico pensare il contrario – ma di sicuro è casa, è possibilit­à, sono le mie origini. Sono parte della “generazion­e del futuro”, faccio un appello a chi come me studia o lavora all’estero. Rinunciare a ciò che ci appartiene per inseguire una carriera migliore, ma viverla in un ambiente che non sentiamo nostro è un inutile sacrificio. Perché allora non tornare a costruire qualcosa di nuovo? Le potenziali­tà ci sono, le conoscenze anche, perché non sfruttarle?

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Destinazio­ne futuro. Con ritorno
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