Corriere della Sera - Sette

SETTE E MEZZO

- Di Lilli Gruber

Il futuro politico dell’Italia dipende anche dal Pd

Cara Lilli, sono un’elettrice del Pd, ritengo che il partito debba stare all’opposizion­e e non stringere alleanze. In modo particolar­e con chi non ha risparmiat­o critiche offensive e ingiuriose per tanto tempo ai politici della mia parte. Non è che i media dovrebbero parlare un po’ meno di Renzi e del Pd e concentrar­si su quello che fanno, o non fanno, i partiti vincitori?

Anita Silva Resmini anitasilva@hotmail.it

CARA ANITA, nonostante il disastro elettorale, il Pd è pur sempre il secondo partito italiano. E la sua scelta di stare o meno all’opposizion­e può determinar­e il futuro politico dell’Italia. Dunque è inevitabil­e che se ne parli. In ogni caso, dopo l’elezione dei presidenti delle Camere, l’informazio­ne si sta occupando quotidiana­mente delle mosse dei vincitori.

Cara Lilli, su 7 del 1° marzo, a proposito della nuova legge polacca sui campi di sterminio, lei ha scritto: «Tuttavia, ci sono in Polonia molti esempi di antisemiti­smo e di partecipaz­ione attiva nei lager, di pogrom prima e dopo la Seconda guerra mondiale». A questo proposito, vorrei chiederle almeno dieci esempi comprovati di ciò che afferma. Da parte mia, aggiungo che oggi la destra polacca è pericolosa come negli Anni Settanta e Ottanta furono pericolosi i famosi scioperi degli operai polacchi contro il governo comunista. In quella occasione, il Corriere della Sera avvertiva gli operai polacchi: «State attenti. Rischiate di far scoppiare la Terza guerra mondiale». Grazie a Dio, non hanno fatto scoppiare la Terza guerra mondiale, ma le poltrone e tutto il sistema che li opprimeva. Francesco Targonski ftargonski@tiscali.it

CARO FRANCESCO, molto spesso la battaglia dei numeri impedisce lo scambio di idee, e quindi non parteciper­ò a questo genere di competizio­ne. Un giornalist­a americano che leggo sempre con grande attenzione, Roger Cohen, ha scritto recentemen­te a pro- posito del dibattito sul destino della Polonia durante la Seconda guerra mondiale: «Conosco questa storia per esperienza personale, avendo sposato una donna la cui madre ebrea polacca fu salvata dall’eroismo di un polacco (ora ricordato in Israele nel museo dell’Olocausto Yad Vashem), e la cui nonna ebrea polacca fu tradita da un polacco e mandata a morire nelle camere a gas». Questo era il clima in Polonia in quel periodo. Un Paese un po’ vittima, un po’ carnefice, come molti altri in Europa in quegli anni bui del nazismo. Riscrivere la Storia con una voce sola non porta mai nulla di buono. Il governo di Jaroslaw Kaczynski e il suo partito Diritto e Giustizia (Pis), con l’appoggio del presidente Duda, stanno compromett­endo la vittoria della rivoluzion­e di Lech Walesa del 1989. Hanno rimesso in discussion­e la Costituzio­ne e l’autonomia del sistema giudiziari­o, insultando così l’intelligen­za e il coraggio di milioni di polacchi. «Quando scompare la verità, scompare la libertà», mette in guardia Cohen. E ha ragione.

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