KIMONO LO STATO D’ANIMO DEL GIAPPONE
Non è solo un vestito da indossare. È la storia cromatica e sociale di una nazione piena di raffinati e antichi rituali. Ogni tono rappresenta un’emozione e indica una classe di appartenenza
SULLA STOFFA si rincorrono onde e gru, fiori e pesci. Il rosa preannuncia la primavera, il marrone simboleggia la terra, le sfumature indicano stagioni e stati d’animo, la danza delle tinte e dei motivi diventa opera d’arte. Da indossare. “L’eleganza è frigida”, scriveva Goffredo Parise in un libro-reportage ambientato tra Tokyo e Kyoto. Ma le immagini di Kimono – I Colori del Giappone, il volume di Katsumi Yumioka edito da L’Ippocampo (pagine 240, euro 29,90), hanno qualcosa di profondamente sensuale e vitale.
Kokoro no iro, i colori del cuore. Li ha messi insieme, abbinando kimono e cinture obi dal periodo Edo (1603-1868) ai giorni nostri, spiegando significati ed emozioni che suscitano alcuni accostamenti, Katsumi Yumioka, ex acconciatore e truccatore, stilista e collezionista compulsivo di kimono che della sua passione ha fatto un’attività multiforme: il negozio di Tokyo Ichinokura, gli allestimenti di varie mostre nei grandi magazzini della capitale nipponica, i patchwork realizzati con vecchie stoffe giapponesi. Tra le sue creazioni c’è anche questo volume, che è un piccolo gioiello e una tavolozza: l’autore nel sommario mostra sette colori base (rosso, verde, rosa, blu, marrone, viola, giallo) e le loro sfumature, dal verde-giada al giallo-lino. In più, i gruppi bianco & nero, oro & argento. Il racconto può partire, via a una scorribanda di forme e tonalità.
NEL CAPITOLO DEDICATO AL ROSSO, colore sacro nel Sol Levante, i kimono di Yumioka sono decorati con canne di bambù su sfondo scarlatto. Tutto è natura. Basta lasciarsi cullare da sete e broccati. Foglie, petali, frutti. La chioma di un albero, gli aghi di pino in verde-blu matsuba-iro, una corteccia, un pavone, lo stelo di un giunco, le ali delle farfalle, il mare, il guscio di una castagna, il volo del nibbio. Sakura-iro, il più delicato dei cremisi, richiama il colore dei fiori di ciliegio, i più amati dai giapponesi. Hana-asagi è il «blu Sopra, un kimono Akabeni-iro, in voga nel primo periodo Edo (1603/1868). Le donne altolocate di Kyoto lo preferivano a tutti gli altri modelli. A destra, un esemplare di Tokusa, tinto di verde e stampato con la raffigurazione di un pavone. Questo tipo di indumento era il preferito nelle famiglie dei samurai verde pallido arricchito dal colore dei fiori», mushikuri-iro indica il giallo «castagna al vapore». Tra i più amati: il viola, che Sei Shōnagon, autrice di Note del guanciale, definiva «espressione della felicità e delle cose buone». Le stoffe si susseguono tra le pagine, verrebbe voglia toccarle, di sentire sulla mano il peso dei pannelli, del colletto, delle fodere, la profondità delle tinte. E di indossare questi abiti simbolo della cultura giapponese, sublime sintesi di grazia, eleganza, armonia. Di equilibri raffinatissimi e studiati, come le mosse per allacciare bene un kimono, il lembo sinistro sempre su quello destro (unica eccezione: i funerali), le maniche più lunghe (furisode) per le ragazze nubili, gli ornamenti per i capelli, kanzashi. Grigio avorio, grigio carbone, grigio perla. Un tono in più o uno in meno cambiano completamente il significato di un indumento. Esempio: «Il bianco, il nero, se accostati all’oro esprimono gioia, se abbinati all’argento, tristezza».
RICHIAMI STORICI E LETTERARI, citazioni da romanzi e poesie. Il libro di «moda» diventa libro d’arte, manuale sul Giappone antico, compendio di sociologia. Ai samurai di basso rango la fodera dell’haori (il soprabito del kimono) piaceva in cotone liscio turchese, asagi; il maestro del tè Sen no Rikyū (1522-1591) preferiva il marrone chiaro con un tocco di verde (tanto che quella tonalità prese il suo nome); le dame