Corriere della Sera - Sette

MANO LIBERA

- Di Gian Antonio Stella

La corsa della dama nera che ha stregato la Calabria, e Salvini

«VOLEMO SPACARE ‘sto tira e mola de on Stato onto, incasinà, clientelar­e e anca mafioso. (…) Semo a Venexia parché no volemo sprofondar in tel Mediterane­o verso el Terso Mondo…». Il volantino della Lega Nord, diffuso a Venezia il 15 settembre 1996 per la fondazione della Repubblica Federale Padana, diceva proprio così: «Non vogliamo sprofondar­e nel Mediterran­eo…». Vent’anni dopo o poco più, un certo smottament­o verso il Mediterran­eo nel senso più spregiativ­o in cui lo intendevan­o i leghisti dell’epoca, è difficile da negare. Dice tutto la storia della donna scelta da Matteo Salvini come partner a Reggio Calabria alle ultime elezioni politiche. Sposalizio celebrato nelle città sullo Stretto il giorno di San Valentino. E finito con la clamorosa elezione calabrese dello stesso capo della Lega e la quasi elezione della sua damigella convertita al Sole delle Alpi. Nata nel capoluogo storico nel 1960 e dunque troppo giovane per partecipar­e ai moti di Reggio del 1970 scatenati dai missini di Ciccio Franco al grido di «boia chi molla!» per protestare contro la scelta di Catanzaro come capoluogo politico, Tilde Minasi è cresciuta nella scia di quella rivolta destrorsa. Laureata in Legge, candidata alle comunali del 2002, amica da sempre di Giuseppe Scopelliti, appena quello diventò sindaco fu nominata assessore: Politiche Sociali, Famiglia, Sanità.

Confermata per un secondo mandato alle elezioni successive, visse fino in fondo quella che la destra calabrese rimpiange come la stagione d’oro e gli oppositori ricordano come un decennio per molti versi scellerato. Basti ricordare la più nota delle sorprese, quando Peppe spese 120mila euro per ingaggiare attraverso Lele Mora ventiquatt­ro divi e divette della tv popolare perché venissero a Reggio a passeggiar­e su e giù per il corso e farsi la foto coi reggini di bocca buona entusiasti di conoscere Alessia Ventura e Federica Ridolfi, Mascia Ferri e Simone Corrente, Irene Pivetti o il tronista Costantino Vitagliano. Dieci anni gomito a gomito in consiglio comunale e poi ancora in consiglio regionale quando Scopelliti diventò governator­e. Senza accorgersi mai di quanto i giudici hanno rimprovera­to al suo idolo fino a condannarl­o dopo un processo avviato, citiamo l’Ansa, «dalle autoliquid­azioni di Orsola Fallara, suicidatas­i nel 2010 ingerendo acido muriatico. Parcelle per un importo di 750mila euro emesse per il suo incarico di rappresent­ante del Comune nella Commission­e tributaria». Inchiesta poi «allargata con una serie di accertamen­ti tecnici sui conti del Comune dai quali sarebbero emerse una serie di irregolari­tà nei bilanci dal 2008 al 2010». Buco finale: 170 milioni di euro.

E LA TILDE? MAI VISTO NIENTE. Anzi, ha difeso fino all’ultimo il suo punto di riferiment­o, che aveva seguito dal MsiAn al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano e da lì nel trasloco tra i leghisti. I quali potrebbero ora recuperare con maschio vigore imprendito­rial-padano, la più brillante delle idee della quasisenat­rice del Carroccio: l’istituzion­e di un albo profession­ale degli onicotecni­ci. Gli specialist­i delle unghie finte che non accettano di essere abbinati agli estetisti. Una profession­alità della quale, nella Calabria piena di disoccupat­i, si sente l’angosciato bisogno. Era previsto anche un corso di formazione: tre ore per 150 giorni. Totale 450 ore. Seguito, ovvio, dall’«immediato inseriment­o nel mondo del lavoro».

 ??  ?? Tilde Minasi, nata a Reggio Calabria nel 1960, è avvocato e consulente per società di capitali ed enti pubblici
Tilde Minasi, nata a Reggio Calabria nel 1960, è avvocato e consulente per società di capitali ed enti pubblici
 ??  ?? GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.
GIAN ANTONIO STELLA Editoriali­sta del Corriere della Sera e scrittore. Autore del bestseller La Casta.

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