MACCHINE DEL TEMPO
Walter Siti: «Non guido più, troppa ansia»
WALTER SITI NELLA SUA VITA non ha avuto tante auto: due e mezzo per la precisione, visto che l’ultima è stata in comproprietà con un amico e lui, da parecchi anni, non guida più neanche sotto tortura. Ama studiare e scrivere, non guidare. Ha esordito, tardi, con una 500, arrivata come regalo di laurea. Ma quella amata è stata una 126, che ha tenuto per quasi vent’anni, fino alla fine del secolo scorso. «Mi ero trasferito a Roma e, visto che abitavo in centro, avevo smesso di usarla perché parcheggiare era impossibile. L’avevo prestata a un amico che ne aveva bisogno, anche perché era senza casa e ci dormiva dentro». Evidentemente, però, sceglieva i posti sbagliati per fissare la sua dimora su quattro ruote visto che a Siti cominciarono ad arrivare multe a raffica. «Dopo poco mi sono stancato e gli ho detto: “Sai che c’è? La macchina te la tieni tu ma facciamo un bel passaggio di proprietà così ti paghi le multe”». Quella 126 era stata la sua fedele compagna di strada per lungo tempo, in particolare a metà Anni 70, quando faceva andata e ritorno Modena-Cosenza, a ottobre e a marzo, perché insegnava per un semestre all’università del capoluogo calabro. «Lo affrontavo come un viaggio epico, una transumanza, con tappa fissa a Ferentino, vicino ad Anagni, esattamente a metà strada, dove dormivo sempre nello stesso albergo». L’ultima volta che ha preso in mano un volante, quasi una decina di anni fa, è stato costretto. Era in auto con un amico, a Roma. Vennero fermati dalla polizia e l’amico si rivelò essere senza patente e senza libretto, entrambi dimenticati a casa. «Gli agenti furono molto comprensivi, non ci fecero nemmeno la multa, a condizione che guidassi io fino a casa sua, con loro dietro. Quando scesi, vista l’ansia, dissi “mai più”».