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Il furto di dati nel mondo blu di Facebook
I l migliore della settimana: Beatrice Porcellato, 20 anni
«WE HAVE A RESPONSABILITY to protect your data, and if we can’t, then we don’t deserve to serve you». «Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati. Se non siamo in grado di farlo, non ci meritiamo di servirvi». Così si apre la lettera di scuse che il Re del Pianeta faccialibro, Mark Zuckerberg, ha inviato al mondo reale dopo il caso di Cambridge Analytica, l’azienda di consulenza e marketing, accusata di aver utilizzato illecitamente milioni di profili Facebook.
NEL FAVOLOSO mondo di faccialibro il furto è stato silenzioso, rapido e indolore. Più di 80 milioni di abitanti del grande pianeta blu, senza neanche rendersi conto, tra un “mi piace” e un “condividi” si son trovati a condividere un’infelice notizia, un grande imbroglio, un rumoroso scandalo. «Ma lo sai che mi hanno rubato il nome?» «Ma la foto, quella bella, delle vacanze in Croazia dov’è? ». «Il mio cognome l’avevo messo sopra il cassetto, quello in camera mia… Sono sicura! Com’è che non c’è più?». «L’anno scorso avevo festeggiato il mio compleanno, i giorni passano quest’anno ma la torta non l’ho ancora mangiata…». «Sarà che per fortuna hanno trovato l’antidoto: quest’anno non si invecchia!» C’è un gran subbuglio nel mondo blu: c’è chi ha perso il nome, chi il compleanno, chi una foto di famiglia, chi un pensiero triste, chi un messaggio d’amore, chi un insulto al dio Anubi, chi un buongiorno, chi una buonanotte, chi una copertina… Tutti hanno perso qualcosa, ma non lo sanno. Tutti si sentono così liberi: parlano, discutono, litigano, urlano.
CHISSÀ SE SANNO del gran regalo che stanno facendo. Forse no. Gli abitanti del mondo blu non sono conosciuti per la beneficenza. «Crea un nuovo account, è gratis e lo sarà sempre». Forse sono troppo sognatori, o magari realisti con il paraocchi: gli abitanti del mondo blu non si accorgono, ma intanto le loro identità si svuotano. «L’essenziale è invisibile agli occhi». Sì, ma quanto valore ha ciò che siamo, ciò che ricordiamo, ciò che pensiamo? I giuristi sono affannati dalla ricerca di una regola che non sembra mai essere all’altezza del caso e curano la privacy con un cerotto e una benda. Ma qui urge un buon chirurgo! I giornali dicono che si sta perdendo la libertà, la democrazia. Parole troppo astratte, noi siamo più concreti. Lanciamo un nuovo hashtag e indigniamoci, che domani è un altro giorno e la notizia passerà. In fin dei conti è il mondo blu. Mettiamo la “modalità aereo” e decolliamo. Torniamo nel mondo reale. Tutto il resto è noia.