MANO LIBERA
A Napoli la raccolta differenziata è un’eterna promessa
«SEI MESI e la differenziata a Napoli al 70%». Sono passati esattamente sette anni da quando Luigi de Magistris prese il solenne impegno coi concittadini che il 30 maggio 2011 l’avrebbero eletto. Già che c’era, prese a sberle Silvio Berlusconi: «Fa ‘o gallo `ncopp ‘a munnezza». Poi, data una legnata anche ad Antonio Bassolino, spiegò appunto: «Si deve estendere la raccolta porta a porta a tutta la città per raggiungere, entro i primi sei mesi, tra il 65 e il 70%». Ovviamente, «no al termovalorizzatore di Napoli Est, ma sì agli impianti di compostaggio e a una grande campagna per il riciclo e il riutilizzo». Cosa che a Napoli funzionava benissimo ai tempi di Goethe: «Moltissimi sono coloro (…) che trovano lavoro trasportando le immondizie fuori città a dorso d’asino. Tutta la campagna che circonda Napoli è un solo giardino d’ortaggi, ed è un godimento vedere le quantità incredibili di legumi che affluiscono nei giorni di mercato, e come gli uomini si diano da fare a riportare subito nei campi l’eccedenza respinta dai cuochi, accelerando in tal modo il ciclo produttivo».
ALTRI TEMPI, ALTRI UOMINI altre sensibilità. «Trecento tonnellate di rifiuti in strada. Torna l’incubo nella città piena di turisti», titolava il Corriere del Mezzogiorno alla vigilia del 25 aprile prefigurando figuracce davanti ai turisti anche per il ponte del 1° maggio. La causa primaria di quan-
Cumuli di spazzatura accatastati lungo la strada nel rione Scampia, alla periferia di Napoli
to sta accadendo, scrive Federico Geremicca, è che le gare bandite per «individuare le imprese che si occupino del trasporto della frazione umida stabilizzata e del secco dagli impianti di tritovagliatura ai siti (discariche od inceneritori) extra regionali ed esteri vanno regolarmente semideserte». Per capirci: «I lotti 2,3,4,5,6,8,9 e 10 non sono stati assegnati perché non è pervenuta nessuna offerta. Il lotto 7 è rimasto senza vincitori in quanto sono pervenute domande di partecipazione da parte di soggetti privi dei requisiti». Come mai? Forse perché i privati stan «facendo cartello per spuntare prezzi sempre più elevati», forse perché «le imprese hanno difficoltà a reperire i siti di destinazione dei rifiuti». Fatto sta che la situazione è in piena emergenza: «Impianti mai realizzati, pur in presenza di progetti studiati nei dettagli e largamente pubblicizzati. Ed altri impianti mai nemmeno progettati, nonostante fossero state già individuate le aree sulle quali edificarli», concorda Il Mattino. Risultato finale? Lasciamo la parola all’ultimo rapporto Legambiente sui Comuni Ricicloni: «Tra i comuni capoluoghi di provincia nessuno raggiunge la quota del 65%», l’obiettivo fissato, e «la miglior performance spetta a Benevento con 62% di raccolta differenziata, segue Salerno con 61%, Caserta con 45. Chiudono Avellino e Napoli con rispettivamente 31,39% di raccolta differenziata e con 31,31%. Meno della metà di quanto promesso da «Giggino ‘o sindaco».
PER NON DIRE delle difficoltà sul fronte dei rifiuti di apparecchi elettrici o elettronici (l’ 85% di lavatrici e lavastoviglie in Campania sparisce nel nulla e non si sa come e dove vengano smaltite, dice l’ultimo rapporto del Centro di coordinamento Raee), dello smaltimento a rilento delle ecoballe, degli sversamenti tossici… Il tutto quasi mezzo secolo dopo la prima legge speciale del 19 novembre 1973: «Finanziamenti regionali per la costruzione, ampliamento e completamento di impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani». Stanziava 226 milioni di euro attuali per «costruire i necessari inceneritori nel quadro di un piano regionale di cinque anni…» Sì, ciao…