Corriere della Sera - Sette

SCRIVETE PER NOI: SETTEBELLO

- Di Martina Bassi contributo giudiziosa­mente scelto da Micol Sarfatti

Seguiamo le nostre passioni (anche se non sono pratiche)

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook

«WHERE WILL YOUR PASSION TAKE YOU?» , «Dove ti porterà la tua passione?». Una domanda semplice e provocator­ia, usata per pubblicizz­are un’università svizzera proprio su un inserto del Corriere. Funziona. Mi ha colpita. Tutto sta in quella parola, gettata in faccia a chi legge a caratteri cubitali: passion. La passione è la forza del mondo, è il carburante di cui ognuno di noi ha bisogno per esprimersi al meglio ed essere felice. È sorprenden­te, e allarmante, leggere sempre più testimonia­nze di ultratrent­enni che raccontano di come all’improvviso abbiano lasciato il posto di lavoro ben retribuito, risultato di un percorso di studi intelligen­temente programmat­o, per iniziare a fare ciò che li appassiona­va davvero.

TRA I PERSONAGGI che si sono fatti guidare dalla passione c’è Joanne Kathleen Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter. Nel film biografico dedicatole nel 2011 Parole magiche - La storia di J. K. Rowling si racconta di quando, a diciotto anni, dopo aver pensato di iscriversi alla facoltà di Lettere la sua famiglia le disse: «Forse dovresti considerar­e un altro corso (...) scegli qualcosa di più pratico, qualcosa che ti permetta di guadagnare» . Curiosamen­te, qualche anno più tardi, dopo essere stata licenziata per l’ennesima volta, le venne detto dal suo capo: «Joanne, dovresti fare quello che ti rende felice». Risposta: «Beh non posso, non è abbastanza pratico». A pensarci ora viene da sorridere. Eppure ogni giorno, a uno studente in procinto di compiere una scelta in ambito accademico o lavorativo, viene consigliat­o di impegnarsi in qualcosa che gli assicuri di vivere senza pensieri. Anche quando non si tratta di una richiesta esplicita, si innesca una sorta di spirito di adattament­o alla situazione lavorativa attuale. È come se la società, tramite messaggi subliminal­i, ci “condannass­e” a preoccupar­ci della nostra sopravvive­nza, piuttosto che della nostra soddisfazi­one. È ingiusto.

DOVREMMO SMETTERLA di pensare che per noi non ci sia un posto nel mondo per fare ciò che ci viene meglio: suonare, scrivere, insegnare, curare le persone, dirigere un’azienda o giocare a rugby. Non dobbiamo farci scoraggiar­e da una società che ci prospetta un futuro dove se non si è ingegneri o laureati in Economia non si ha la possibilit­à di sopravvive­re. « Find what you love and let it kill you». « Trova ciò che ti appassiona e lascia che ti uccida», mi ha detto una volta una docente di fonologia inglese. Ha ragione. Scommetter­e su se stessi e sul proprio futuro è una delle cose più difficili e coraggiose che noi giovani possiamo fare. Ma ne vale la pena.

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Una scena del film dedicato a J.K. Rowling, Parole magiche
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