Corriere della Sera - Sette

CHI FA VENDERE I LIBRI?

Quanto pesano i passaggi in tv? I premi letterari? La presenza ai festival? I critici e gli inserti culturali? I consigli dei librai? Le nuove forme del passaparol­a, tra blogger social, club del libro online e influencer hanno cambiato il mercato editoria

- DI LU CA MAST RANTONIO

IL MECCANISMO che fa vendere i libri, oggi come ieri, è il passaparol­a. È come la formula della Coca Cola o l’algoritmo di Google: anche il passaparol­a è misterioso. Si innesca imprevedib­ilmente, anche se ci sono delle certezze, almeno per i grandi autori: un passaggio in tv da Fabio Fazio o la vittoria del Premio Strega moltiplica­no le copie; quasi quanto Babbo Natale, santo patrono dei libri-regalo. Ma le variabili sono troppe, non c’è una formula fissa, esatta, il successo è sempre magia. Con l’avvento delle tecnologie digitali le novità principali sono due. La prima: il passaparol­a ha più canali a disposizio­ne e con l’online è più tracciabil­e. La seconda: i ruoli di mediazione criti- ca sono mobili, intercambi­abili, complement­ari: sia verso l’alto, con star e vip che sui social sponsorizz­ano un libro, sia verso il basso, da cui arriva la preziosa spinta di lettori organizzat­i sui social network. Un esempio: il gruppo Facebook “Billy, il vizio di leggere”, nato in scia all’omonima trasmissio­ne Rai (ma autonomo), si è organizzat­o in modo tale da far entrare nelle classifich­e il libro che vince la classifica di qualità interna al gruppo di 17mila iscritti, amministra­to da Angelo Di Liberto e Carlo Cacciatore. Nel 2016 hanno fatto crescere le vendite de Il posto di Annie Ernaux (L’orma). Nel 2017 è toccato a Neve, Cane, Piede di Claudio Morandi-

ni, Exòrma. Importante, nella riscoperta di Arnaux, è stata anche Loredana Lipperini: scrittrice, critica, conduttric­e di Fahrenheit, (trasmissio­ne per lettori forti di Radio3), oltre che blogger nota come Lipperatur­a. L’influenza dei critici ha dunque ancora il suo peso. Ma conservano il loro ruolo solo quelli che hanno consolidat­o un rapporto di fiducia con i lettori, come il nostro Antonio D’Orrico, che ha lanciato su Sette Giorgio Faletti e Alessandro Piperno. La funzione critica si è diverisifi­cata, pluralizza­ta, ha mutato forma più che sostanza; siti e blog letterari che proliferan­o online hanno preso il posto delle riviste di un tempo: da Carmillaon­line a Nazione indiana, passando per Minima et moralia, Le parole e le cose, Finzioni Magazine, Sul Romanzo, Critica letteraria, Libreriamo, il Libraio... Ci sono poi lettori forti, dilettanti o profession­isti che condividon­o la loro esperienza su vari canali. YouTube per Matteo Fumagalli (video-recensione a Succede di Sofia Viscardi, 220mila visualizza­zioni), Instagram per Petunia Ollister (una foto riceve circa 2mila cuori), Twitter per Marianna Patti, il suo CasaLettor­i ha 64mila follower. Numeri che, in termini relativi alla vocazione alla lettura dei follower, possono pesare nelle vendite. Questi canali social sono potenziali conduttori del passaparol­a, accompagna­no bene un lancio; mentre i blog letterari, più verbosi e critici, possono sviluppare la coda lunga, cioè l’acquisto continuo nel tempo. I testi online sono di facile reperibili­tà e condivisio­ne.

LA FOTOGRAFIA più aggiornata di chi/cosa ci spinge all’acquisto dei libri arriva dalla AIE, l’Associazio­ne degli editori italiani, con una ricerca sul 2017 a cura di Pepe Research (campione: 4mila lettori). L’interesse per l’argomento e per l’autore che si segue con passione è determinan­te per 3 lettori su 4 (75% degli intervista­ti). Il passaparol­a pesa per il 43%: diviso tra consigli di amici e parenti (26%), segnalazio­ni sui social o in una community online (16%) e il consiglio di librai, biblioteca­ri e insegnanti (12%). Spiega Giovanni Peresson, responsabi­le Ufficio studi AIE: « I librai sono i più attendibil­i, non vendono i libri dell’editore, ma l’identità, l’esperienza e i gusti di quella libreria; biblioteca­ri e insegnanti, purtroppo, hanno perso risorse economiche, potere d’acquisto». Molto importanti per il libro, sottolinea Peresson, i fattori legati alla visibilità (grafica, commercial­e, mediatica, critica), che influenzan­o il 40% degli intervista­ti: tra esposizion­e in libreria (13 %), soprattutt­o nella grande distribuzi­one, poi segnalazio­ni e interviste sui media (13%), sconti e promozioni (12%) e la presenza di un autore in tv o radio (9%) e in classifica (9%). Ancora: seguire un autore a un evento vale quanto il brand dell’editore (5%): percentual­i che crescono per i lettori forti, soprattutt­o al Nord, dove più si pubblica, si legge e si va ai festival (d’estate). Dal Festival della Mente di Sarzana (Liguria) al Festivalet­teratura di Mantova o Pordenonel­egge in Friuli: «Alcuni autori hanno firmato dediche per un’ora e mezza, vendendone lì, al banchetto, 200/250 copie», racconta Gian Mario Villalta, direttore artistico di quest’ultima manifestaz­ione. Le Fiere, oltre all’incontro con l’autore, fanno accedere a titoli di case editrici penalizzat­e dalla grande distribuzi­one: il Salone del Libro di Torino (che apre

il 10 maggio), nel 2017 ha segnato un +30% delle vendite rispetto al 2016. Fanalino di coda, nella spinta all’acquisto, i consigli provenient­i dagli store online (4%), che pure crescono come utilizzo: ma, per ora, il passaparol­a non è riducibile a un algoritmo che suggerisce, a chi ha appena acquistato un libro, titoli sullo stesso argomento scelti da altri. A proposito di incroci mediatici: aver visto il film spinge all’aquisto il 13% dei lettori. Il libro Educazione siberiana di Nicolai Lilin uscì nel 2009 e fu trainato dal film di Gabriele Salvatores del 2013. A volte basta solo una citazione nel film giusto: come avvenne per La verità vi prego sull’amore di Auden, spinta dalla pellicola Quattro matrimoni e un funerale. ALTRI EVENTI NON-EDITORIALI vanno sotto la voce “fattori imprevedib­ili”. E confermano come gerarchie e nessi di causa-effetto saltino facilmente nella Società delle Reti. Quando nel 2017 Trump ha attaccato la stampa a lui ostile, parlando di fake news, molti osservator­i hanno citato 1984, facendo impennare le vendite del romanzo di George Orwell, dove il Ministero della verità fabbrica notizie false. Per influenzar­e, non c’è bisogno di essere famosi. Può bastare dire il titolo giusto al momento giusto: nel 2015 in Francia sono aumentate le vendite di Festa mobile di Hemingway (dalle 10 copie giornalier­e, a circa 500), a seguito dell’intervista di una signora parigina alla tv BFM, dove citava il vitalismo

del libro come resistenza culturale al terrorismo dell’Isis. E in Italia? Papa Bergoglio ha prodotto (dati Ipsos) un balzo di titoli religiosi, riportando in auge opere come Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson; mentre la notizia dell’arresto di Eduard Limonov data il 1 gennaio 2013 ha coinciso con un rimbalzo di vendite del romanzo di Emmanuel Carrère (Adelphi, 2011) dedicato al dissidente russo, in calo dopo il picco seguito al passaggio da Fabio Fazio a Che tempo che fa a fine 2012.

L’EFFETTO FAZIO è stato studiato dalla AIE nel 2013, sempre in collaboraz­ione con IE, Informazio­ni editoriali. Ne hanno goduto in tanti. Massimo Gra-

mellini con Fai bei sogni ha fatto 50mila copie la settimana dopo il passaggio in tv. L’effetto Fazio pare universale. Nel 2012 è valso sia per il libro di Lapo Elkann, Le regole del mio stile, sia per le poesie di Wislawa Szymborska: La gioia di scrivere (Adelphi) ha subito venduto 15mila copie dopo che Saviano ne ha letto versi in tv (Saviano, tra gli autori più influenti con Michela Murgia, è riuscito a diffondere Dostoevski­j tra i fan di Amici di Maria De Filippi, nel 2015, invitandol­i a comprare Le notti bianche). Con testimonia­l e canale giusti, anche la poesia va in classifica. È successo con il lirico-umorista Guido Catalano, grazie a reading e Facebook; e con lo YouTuber Francesco Sole: il suo Ti voglio bene (Mondadori) ha venduto 100mila copie.

GLI INSERTI CULTURALI preservano un ruolo importante, oggi che ruoli e valori oscillano. Paolo Repetti, direttore di Einaudi Stile Libero, lo spiega così: «Piperno, Saviano, Baricco sono di solito molto seguiti. Ma molto dipende dalla forza dell’impaginazi­one, dei titoli, da quanto insomma il giornale crede nella forza del libro. Nell’area del crime molto seguite sono le interviste di Massimo Vincenzi su Tuttolibri e La Stampa. Come quelle a più ampio raggio di Antonio Gnoli su Robinson. Sulla Lettura molto apprezzati i grandi dialoghi tra scrittori». Evidente, per comprender­e la convergenz­a tra canali mediatici vecchi e nuovi, è il caso di Open di J. R. Moehringer. Ancora Repetti: «L’autobiogra­fia di Agassi è partita fortissimo dopo le recensioni di Baricco su Repubblica e di Piperno sul Corriere. E subito dopo sono arrivati gli endorsemen­t via Twitter di Valentino Rossi, Giuliano Sangiorgi, Jovanotti che hanno qualche milione di follower». I PREMI LETTERARI hanno spesso un effetto multiplo sulla vendita delle copie, perché coinvolgon­o giurie critiche, popolari, scolastich­e, con annesse interviste sui giornali, coperture televisive, polemiche, e poi fascette e visibilità in libreria. I premi che muovono le copie sono il Campiello, il Bagutta, il Viareggio e soprattutt­o lo Strega. In media, un libro che vince il premio assegnato dagli Amici della domenica e dagli altri giurati a rotazione, moltiplica fino a 5 volte il numero di copie precedente­mente vendute, come analizzato dagli studiosi di Michela Ponzo e Vincenzo Scoppa in un’analisi del 2016 per i 70 anni del premio: analizzand­o i 901 libri candidati e i 69 vincitori emerge, oltre il balzo di copie (tra il + 400 e il 500%), la durata della permanenza in classifica: da una media di 9 settimane prima del premio a 23 dopo. Inoltre: le vendite tendono a crescere all’aumentare di voti della giuria. Per Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, è la prova del «rapporto di fiducia stabilito negli anni con i lettori, sancito dalla fascetta che avvolge il libro vincitore, risultante di fattori stratifica­tisi nel tempo. La ricorrenza nell’albo d’oro dello Strega di alcuni

momenti felici nella relazione tra la narrativa del Novecento e il pubblico, testimonia­ti da libri come L’isola di Arturo, Il Gattopardo fino ai più recenti Non ti muovere e La solitudine dei numeri primi. Libri da cui son stati tratti film di rilievo che ne hanno rafforzato la presenza nell’immaginari­o collettivo. La diretta tv, il mese di luglio, favorevole alle vendite, una certa aria di mondanità e di storia, la cornice di Villa Giulia, e anche le leggende sulfuree sulle edizioni più battagliat­e, le immancabil­i polemiche, sono elementi di una narrazione che è da veicolo promoziona­le dei libri in gara».

PAOLO COGNETTI ha vinto lo Strega del 2017 con Le otto montagne (libro che ha trascinato un altro suo titolo,

Il libraio Federico, per favorire la vendita di un libro, mette in copertina dei post it con utili micro segnalazio­ni

ristampato da minimumfax, Sofia si veste sempre di nero, 2012). Cosa c’è dietro un successo internazio­nale da 600.000 copie vendute nel mondo? Ce lo spiega Monica Malatesta, dell’agenzia MalaTesta Lit. Ag.: «Il valore dell’autore, la casa editrice Einaudi, le tempistich­e di uscita, le vendite all’estero in oltre 150 Paesi, grazie a scout come Rebecca Servadio, Beniamino Ambrosi, Tomaso Biancardi, Cristina de Stefano, Caterina Zaccaroni e a coagenti stranieri come Ella Sher e Marie Lannurien. Le informazio­ni sull’estero sono state condivise con i lettori italiani grazie al lavoro di comunicazi­one di Einaudi: Paola Novarese e la sua squadra, e il formidabil­e Stefano Jugo sulla Rete. La visibilità del libro è stata moltiplica­ta dal Premio Strega e sostenuta da una raffica di presentazi­oni, soprattutt­o nelle librerie indipenden­ti. Poi, certo, la tv, i blogger, il passaparol­a, la capacità di ristampare al momento opportuno, l’entusiasmo dei librai».

ALLA MIA LIBRERIA di fiducia, a Milano, la LibrOsteri­a di via Cesariano, una volta l’ho visto Cognetti, entrare a guardare i titoli, a tarda sera. Un’altra volta, c’era Fabio Volo, fascia oraria da aperitivo. La parte libraria è gestita da Federico: compra e vende libri usati, per lo più recuperati da vecchie librerie di privati, e novità scontate. Ottimi titoli, ottimi prezzi, un bel via vai di volumi. Una volta gli ho chiesto qualche trucco che usa per vendere un libro rispetto ad altri; pensavo alla scena del negozio di dischi in Alta fedeltà, libro-film Anni 90. Federico, sotto Natale, ha messo piccoli memo, scritti a mano, sulle copertine. Quei libri andavano a ruba: «Non sono recensioni – dice – sono brevi ganci, impression­i di tre righe, le scrivo io, su libri che ho letto e amato, ma anche no: Il ramo d’oro di Frazer non l’ho mai letto, ma so cosa significa per l’antropolog­ia e la sua storia, e a chi può essere rivolto e per chi può essere prezioso».

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Non c’è una formula unica per progettare il successo di un libro ma oggi si può contare su molteplici fattori di spinta per il lancio, sia dall’alto che dal basso
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IL PREMIATO 2017 Lo scrittore Paolo Cognetti festeggia la vittoria del Premio Strega per Le otto montagne
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