Corriere della Sera - Sette

Jimi Hendrix, un po’ italiano

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UN RAGAZZINO DI 12 ANNI è incantato dalle immagini di un concerto che ha fatto la storia della musica. Siamo nel 1970, il ragazzino si chiama Roberto Crema e il concerto è quello di Woodstock. «Quando suonò Hendrix, specie il pezzo finale, capii in un istante che mi ero innamorato della sua musica. Quel film mi ha cambiato la vita», racconta lui oggi. In effetti è stato davvero così per Roberto. Da allora ha praticamen­te passato ogni santo giorno a costruire la sua carriera da hendrixian­o, che non è uno sbarcato dal pianeta Hendrix ma poco ci manca. A lui non sfugge niente di quel che è stato Jimi Hendrix: conosce canzoni, vita, morte e miracoli suoi e di chi gli stava vicino; colleziona oggetti che gli sono appartenut­i; ha scovato registrazi­oni e aneddoti che non conosce nemmeno il biografo ufficiale; ha intervista­to gente che gli ha servito la cena o che lo ha incrociato anche solo un’ora in qualche punto della sua esistenza. Insomma, un malato grave di hendrixite. Che ha messo a frutto la sua conoscenza scrivendo un libro a quattro mani (appena pubblicato) con Enzo Gentile, giornalist­a, storico musicale e docente universita­rio. Il titolo è Hendrix ‘68 – The Italian Experience (Jaca Book) e racconta la prima e unica volta in cui Jimi e i suoi Experience (Noel Redding e Mitch Mitchell) vennero in tour in Italia. Era il maggio del 1968, esattament­e 50 anni fa.

LE TAPPE SCELTE furono Milano, Roma e Bologna ma di quei tre appuntamen­ti non esistono documenti ufficiali, nel senso che non ci furono registrazi­oni televisive organizzat­e per seguirli né c’è mai stata, finora, una ricostruiz­ione dei giorni italiani di Hendrix. Finora, appunto. Il libro di Crema e Gentile fa esattament­e questo: mette assieme mille e mille episodi, testimonia­nze, fotografie, ritagli di giornali, biglietti, riviste dell’epoca... qualsiasi cosa che racconti la breve esperienza italiana di quell’uomo che nel 2011 la rivista Rolling Stone ha incoronato come il più grande chitarrist­a di tutti i tempi. Prefazione: un appassiona­to Carlo Verdone. E una selezione dei materiali citati nel libro diventerà anche una mostra dal titolo Hey Jimi – The Italian Experience 1968, dal 17 maggio al 3 giugno alla Triennale di Milano. «Avevo già provato a scrivere un libro su Hendrix in Italia assieme al suo biografo», precisa Roberto Crema, «ma lui alla fine non volle mettere tante delle notizie che avevo e il risultato non fu per nulla soddisface­nte. Adesso invece...». Stavolta nel racconto c’è di tutto di più. E le testimonia­nze «sono verificate», rivela Roberto, «perché io in tutti questi anni ho conosciuto tanti millantato­ri che raccontano favole su Jimi».

DOMANDA: ma lei vive d’aria e di Hendrix? Risposta: «No. Io vendo articoli termosanit­ari agli idraulici o, come dicono gli amici, vendo cessi». Se gli chiedi qual è la cosa più particolar­e che possiede del suo patrimonio hendrixian­o, Roberto risponde che « ho registrazi­oni totalmente inedite che hanno pochissimi collezioni­sti. E poi un video in Super8 che ho soltanto io al mondo. Pensi che meno di un mese fa mi hanno fatto un’offerta super per comprarlo...». Va da sé: ha rifiutato.

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IL CHITARRIST­A PIÙ GRANDE Jimi Hendrix (1942–1970) a Woodstock nel ‘69: il suo tour italiano diventa una mostra alla Triennale di Milano

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