Quelle lumache che unirono Ferrari e Pininfarina
CERCATE IL CEVICHE? Un kebab vegano o un ristoconcept? Bè, allora siete fuoristrada. Impermeabile alle mode, all’Aurora Girarrosto di Tortona le portate arrivano su carrelli con copripietanze d’argento. La cucina di una volta, il servizio attento di una volta. Da 70 anni la famiglia Cerchi gestisce questo avamposto della gastronomia piemontese (con hotel) sulla strada che porta a Genova. Se non fosse per i ragazzini al tavolo accanto che giocano con il cellulare, il viaggio nel tempo è un tuffo fra un agnolotto e un altro (squisiti, ai tre stufati o anche i classici al brasato), fra una lumaca di Cherasco e una costata di bue di Carrù alla brace. Fra un cosciotto d’agnello, una tartare, un bicchiere di Roero o un Dolcetto di Ovada. O una spigola fresca, perché il mare in fondo è a due passi, e se siamo finiti in queste sale dall’atmosfera retrò è perché da lì tornavamo e di fermarci in Autogrill non ci andava proprio. INSOMMA QUI SI MANGIA BENE, e tanto, rigorosamente prodotti a “chilometro vero”. Non si chiamava “slow food” quando Fausto Coppi si fermava al Girarrosto per fare il pieno di energie, ma il concetto era lo stesso. E per fortuna non è cambiato. Un pranzo dentro a queste mura ha fatto nascere le Ferrari più belle, quelle disegnate da Pininfarina: è il 1951, Enzo Ferrari e “Pinin” s’incontrano per la prima volta in campo neutro. Il Drake, che odiava viaggiare, si rifiuta di andare a Torino; l’altro di dargliela vinta e di raggiungerlo a Modena. Ci vuole tutta l’abilità di Sergio Pininfarina, allora poco più che ventenne, per sbloccare la situazione e così il matrimonio si celebra a metà a strada.
SÌ, VA BENE LA STORIA, ma dove eravamo rimasti? Al carrello dei dolci, tentazione irresistibile. E al diavolo la prova costume.