Corriere della Sera - Sette

5 RULE, BRITANNIA! A KING’S ROAD

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Torno su King’s Road perché ho incontrato per caso un amico italiano che mi ha rivelato una cosa che non sapevo. Questo mio amico è un tipo geniale e un po’ tocco, che ha l’hobby dei luoghi infestati da spettri e incantesim­i di ogni genere. Passa le vacanze in Inghilterr­a trascinand­o moglie e figli in cimiteri, chiese sconsacrat­e, polverose librerie di testi magici. Ebbene, aveva appena finito di fotografar­e la facciata in mattoni del numero 215 di King’s Road, un celebre ostello di fantasmi. Anche se il sole di giugno splende nel cielo rendendo praticamen­te impossibil­e un’apparizion­e, mi riesce difficile rimanere indifferen­te a una notizia del genere. Mentre cerco su Google ulteriori notizie su questa costruzion­e abbastanza anonima, scopro che qui ha abitato Thomas Arne, il compositor­e che nel 1740 mise in musica Rule, Britannia!, uno dei più trascinant­i inni patriottic­i di tutti i tempi. Chissà se passando di qui a notte tarda qualcuno non riesca ad ascoltare un coro di dignitosi fantasmi inglesi che intona il famoso ritornello: «Rule, Britannia! rule the waves:/Britons never never never will be slaves»).

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