Ridateci i baffoni (e l’ironia) di Tom Selleck
LA VISIONE DELLA NUOVA
serie Magnum PI, remake del telefilm di culto anni Ottanta con Tom Selleck, sprofonda il recensore nelle paludi di un problema centrale della storia della filosofia, quello dei limiti del linguaggio. È paradossale per una persone che, come me, si guadagna da vivere scrivendo da quando aveva 19 anni, ma la visione delle prime due puntate -- andate in onda negli Stati Uniti sulla Cbs senza particolare successo, in Italia è su Fox dal 16 ottobre – va oltre le capacità del linguaggio.
Non riesco infatti a esprimere adeguatamente a parole la mia tristezza: la tristezza assoluta nel vedere cosa ne è stato dello spirito giocoso dell’originale
–il detective privato con i baffoni che gira per Honolulu con la Ferrari rossa. Il nuovo Magnum PI, rispetto all’originale, è più moderno, e non poteva essere diversamente a 38 anni dal debutto della serie con Tom Selleck: quello del 2018 è inclusivo, multiculturale.
Il ruolo di Tom Selleck ora appartiene a un attore ispanico, il quarantenne Jay Hernandez, incredibilmente senza i baffoni
da omino Bialetti palestrato al quale ci aveva abituato Selleck. Il suo antagonista Higgins, il maggiordomo della grande villa dove vive (nella dependence) Magnum in cambio del suo lavoro di esperto di misure di sicurezza, ora non è più un signore inglese con i baffetti ma una donna (sempre inglese, però: Perdita Weeks). Jay Hernandez, 40 anni, californiano di origini messicane è il nuovo Thomas Magnum nella serie tv Magnum PI, in onda in Italia su Fox. Ha preso il posto di Tom Selleck, volto storico negli Anni 80
L’UNICA COSA INVARIATA,
per fortuna, è la Ferrari. Quella c’è sempre. La mostruosa 488 Spider al posto della 308 Gts degli anni Ottanta oramai un po’ troppo vintage (quella attuale è potente il doppio), ma anche qui gli sceneggiatori profanano il mito Magnum facendo demolire la nuova “rossa” prima a raffiche di mitra e, poi, con il colpo di grazia di un incidente con un’ambulanza guidata dai cattivi di turno. È, in un certo senso, un evento simbolico: dopo 15 minuti gli autori annunciano che tutto o quasi quello che abbiamo amato di Magnum PI è stato rottamato. Ancora peggio: distrutta la 488, il nuovo Magnum riesuma dal garage la storica 308 (Quattrovalvole, questa volta), e prima della fine dell’episodio sfascia anche quella in un’acrobazia con effetti speciali ben oltre l’inverosimile dei Mission: Impossible con Tom Cruise.
COSA RESTA DELL’ORIGINALE,
a parte i due dobermann Zeus e Apollo? Gli amici di Magnum: Rick e TC, suoi ex commilitoni in Afghanistan (nell’originale si trattava ovviamente del Vietnam). Ma anche l’elemento dell’appartenenza alle forze armate, che era il collante dell’amicizia tra i personaggi della serie anni Ottanta, è molto sbiadito.
Il Magnum originale, belle ragazze e Hawaii assolate a parte, era basato su un valore adesso un po’ in disuso, l’onore:
l’antipatia tra Magnum e Higgins, fatti per non capirsi, nell’originale diventava nel corso delle stagioni un rapporto di rispetto e perfino di affetto filiale/ paterno, perché tra i due in comune c’era il codice d’onore da ex ufficiali che avevano combattuto due guerre molto diverse (il Vietnam e la Seconda guerra mondiale).
La nuova Higgins invece ha poco da fare, a parte qualche battuta sarcastica, ed è un peccato.
Si fatica comunque a mettere a fuoco cosa possono trovare in questo serial i ragazzi di oggi. Quelli degli anni Ottanta torneranno, comunque, sempre all’originale con i baffi.