Corriere della Sera - Sette

Dan Peterson: «La mia prima guida a Chicago»

- RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

DAN PETERSON

in Italia non ha mai avuto un’auto e non ha mai guidato. In compenso lo ha fatto tanto prima. Cominciand­o molto presto, visto che negli Usa, negli Anni 50, si poteva prendere la patente a 15 anni, a condizione di frequentar­e un corso di teoria e pratica che si svolgeva a scuola e durava nove settimane. Una volta fatto arrivò a casa, fiero, e chiese l’auto al padre. Ma questo non ne voleva sapere: «Non sai guidare». «Ma come non so guidare? Ho fatto il corso e l’ho chiuso a pieni voti» protestò lui, che aveva già il carattere che lo avrebbe reso capace di far trottare i giganti del basket. «Va be’», disse il padre, «proviamo». La famiglia Peterson abitava a Evanston, sobborgo tranquillo, almeno per il traffico, a nord di Chicago. «Portami in centro», comandò il sig. Peterson. Prima parte del tragitto tutto bene.

Guida sicura anche nell’ingresso nella zona nord della città. Fino alla grande intersezio­ne che si trova tra Hollywood Avenue e il lungolago. Lì si apriva il circo.

Anzi un rodeo sulle ruote, che si correva su sei corsie da una parte, sei dall’altra: un fiume di auto di fronte al quale scattò la paresi del 15enne Dan. «Ero terrorizza­to dall’idea di fare un incidente. Scatta il verde, resto immobile. Dietro iniziano a suonare, poi a insultare. Mio padre zitto. Scatta il rosso. Tiro il fiato. Mi preparo al nuovo verde e, a quel punto, sono partito e sono riuscito a stare a galla in mezzo al fiume di auto, senza andare a fondo e soprattutt­o senza bocciare nessuno». Un test con la quale ottenne il diritto di usare l’auto di famiglia. Una decina d’anni dopo, ormai temprato ha messo a segno una bella prova di resistenza: da Chicago a Phoenix, senza soste. «Quasi 30 ore di guida, solo con pause di sopravvive­nza».

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