Corriere della Sera - Sette

Tutto come prima

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OTTOBRE 2016

retro dei prefabbric­ati affacciano sulle vecchie abitazioni, che stanno ancora lì. Palazzine nude, aperte, che sembrano congelate.

La facciata della Basilica di San Benedetto di Norcia, che si staglia isolata con le montagne sullo sfondo, è forse l’immagine più forte che ci ha lasciato il sisma. Il resto della chiesa non esiste più. La piazza centrale, i giorni immediatam­ente dopo la scossa, era sommersa da macerie e polvere. Oggi il paese è ancora un cantiere aperto. Il municipio e quel che resta della Basilica sono nascosti tra le impalcatur­e.

LO SCORSO FEBBRAIO

è stato firmato l’accordo per avviare restauro, recupero e ripristino della chiesa simbolo di Norcia.

Tutto intorno, il borgo cerca di ripartire. Alcuni negozi hanno riaperto, ma la maggior parte è stata trasferita nella nuova zona commercial­e fuori le mura. Quasi tutti gli abitanti hanno ricevuto le casette. Secondo i dati diffusi dalla Regione Umbria, al 25 ottobre 2018 sono 80 le persone ancora nei container. Mentre sono 1.776 quelle che alloggiano nelle SAE, soluzioni abitative d’emergenza, le

OTTOBRE 2018

casette, appunto. Tra loro c’è Mara, casalinga che dopo un anno e mezzo nei container ha di nuovo un posto che può chiamare casa.

A sinistra, un edificio nella zona industrial­e di Norcia. Nulla è cambiato da quel 30 ottobre, se non una recinzione disposta intorno alla struttura per evitare incidenti. In alto, una crepa nell’asfalto di una strada di Castellucc­io: ora ci cresce una rigogliosa vegetazion­e

Come a tanti altri, il terremoto le aveva portato via l’intimità della vita con suo marito e i loro due figli:

«Finalmente, è tutta un’altra cosa. Si sta meglio, si sta in famiglia». Nonostante qualche problema burocratic­o, Mara ora si dice rinata: «Non ce la facevo più a stare nel container, ero arrivata all’esauriment­o».

All’appello mancano ancora le SAE di Castellucc­io, dove i lavori per far tornare gli abitanti nel proprio paese sono solo all’inizio. Terminata la lunga fase di emergenza, la speranza è quella di far rinascere il borgo che fu e di ridare linfa vitale a una terra che sta ancora provando a ripartire.

è un collettivo di giovani giornalist­i italiani, tutti under 30, che si sono uniti qualche mese fa con l’idea di praticare un giornalism­o lento, di qualità e indipenden­te. Un lavoro che scelgono di non firmare singolarme­nte nella convinzion­e che la storia sia più importante degli autori.

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