Corriere della Sera - Sette

Kabir Bedi alla finestra di Salgàri Ogni casa è una macchina narrativa

-

AL PRIMO PIANO

del numero civico 205 di corso Casale a Torino c’è una finestra con sotto una lapide. Segnala che lì c’era la modestissi­ma abitazione di Emilio Salgàri (1862-1911), il più grande scrittore di avventura che l’Italia abbia avuto e uno dei maggiori al mondo. Ernesto Che Guevara, per dire, aveva letto ben sessantadu­e suoi romanzi (non escluderei che ne influenzar­ono il destino). Ai tempi in cui il Sandokan televisivo spopolò su RaiUno, l’attore Kabir Bedi si affacciò da quella finestra di corso Casale tra le ovazioni della folla. Fu un raro momento di spensierat­ezza in un luogo che ha visto tanta infelicità. L’ultimo domicilio conosciuto di Salgàri ha ospitato le tribolazio­ni dello scrittore ridotto alla fame dagli editori (che lo pagavano a forfait mentre incassavan­o somme da capogiro), tormentato dalla malattia mentale della moglie Aida (come Francis Scott Fitzgerald da Zelda). Alla fine, Salgàri si uccise, in un boschetto poco lontano, sventrando­si con un rasoio nello stile dei guerrieri giapponesi. Non era la prima volta che ci provava.

Ogni casa è una macchina narrativa. Lo pensa (e lo dimostra brillantem­ente) Mauro Novelli, professore di letteratur­a alla Statale di Milano, autore di La finestra di Leopardi ,un viaggio nelle abitazioni dei grandi scrittori italiani.

Nella doverosa sosta a casa Manzoni, a Milano, il prof Novelli raccomanda ai visitatori di non fare come Balzac, che qui cenò la sera del primo marzo 1837 e rincretinì di chiacchier­e il povero Manzoni parlandogl­i di Rabelais e di diritti d’autore (sono gioie e dolori), ma di seguire l’esempio gentile del generale Garibaldi che portò allo scrittore un mazzetto di viole e se ne stette lì «impacciato e commosso» (Garibaldi scriveva anche lui romanzi e conosceva le difficoltà di quell’arte e rispettava chi ne era maestro). L’uomo dei record, anche nel ramo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy