Il passato è passato. In tv ci vuole creatività
LA NOSTALGIA,
in tv come nella vita, può quasi sempre avere effetti perniciosi. Può essere la base di remake che fanno inorridire chi ha amato gli originali (il nuovo Magnum PI). Può far pensare che
la ripartenza di una trasmissione che quarant’anni fa fermava letteralmente l’Italia
come Portobello possa funzionare a patto di rispettare la struttura originale (Antonella Clerici fa l’umanamente possibile, ma la tv e l’Italia sono davvero troppo cambiate da allora). Però un conto è andare a scavare tra le teche Rai su YouTube, un altro è immaginare la versione contemporanea di una cosa che funzionava tanti anni fa.
CHI È OGGI
tra i quaranta e i cinquanta e ricorda (ahinoi)
la tv in bianco e nero con poche ore di programmazione su due canali soltanto, più TV Svizzera e Capodistria,
non può avere nostalgia di quei tempi (televisivamente e non solo). Romanzo Criminale e Gomorra sono due successi internazionali meritatissimi che riempiono di orgoglio chi, come me, non si rassegna a considerare l’Italia televisiva come un Paese di seconda fascia, al netto della quantità di prodotti brutti, sciatti, volgari, inutili e semplicemente di fuffa che affolla i palinsesti. Però neanche i creatori di Romanzo Criminale e Gomorra riuscirebbero Una scena del serial The Little Drummer Girl, tratto da un romanzo di John le Carré,
La tamburina, ambientato negli Anni 70 dentro il mondo dello spionaggio a creare un remake avvincente del micidiale Orizzonti della scienza e della tecnica della vecchia Rai in bianco e nero; o mi convincerebbero a passare più di pochi secondi davanti all’interminabile Intervallo con le diapositive delle pecore al pascolo.
QUAL È LA SOLUZIONE?
Semplicemente, l’accettazione di un fatto molto reale e molto triste, cioè che il passato è passato ed è giusto così, anche in tv. Perché è ridicolo reinventare un Magnum PI senza baffi, senza carisma, senza idee nascondendosi dietro un ammodernamento di facciata (nella nuova serie Magnum è ispanico, Higgins è una donna). È complicato mandare Clerici per tre ore a riportare in vita la formula di Tortora – il “centralone”, il pappagallo, gli inventori – quando la concorrenza muove Maria De Filippi che è il simbolo di tutto quello che è cambiato in tv (e non solo) dai tempi di Enzo Tortora.
È ANCHE PER QUESTO
che mi sono piaciute le prime due puntate del “nuovo” (tratto in realtà da un libro del 1983 di John le Carré) serial della Bbc, The Little Drummer Girl, La tamburina. Romanzo di 35 anni fa ambientato ancora prima, negli Anni 70, che parla di spie israeliane e palestinesi, con abbondanza di basettoni e pantaloni a zampa d’elefante.
Tutto molto datato? Sulla carta sì: ma la bravura della Bbc è quella da una parte di ricreare maniacalmente l’ambientazione d’epoca con set, costumi, capelli e make-up. Dall’altra però hanno chiamato a dirigere questa storia molto tedesca di le Carré un maestro sudcoreano del thriller, Park Chan-Wook,
autore di Old Boy e stimatissimo da Quentin Tarantino. Scelta coraggiosa ma, basta vedere i primi terrificanti minuti del primo episodio che comincia in medias res -- una bomba a orologeria sta per esplodere, tic tic tic tic – azzeccatissima. Come si ringiovanisce una storia datata? Con la creatività.