Una coda di toro molto letteraria
«NESSUN UOMO INDIFFERENTE
al cibo è degno di fiducia», sosteneva il grande scrittore Manuel Vázquez Montalbán (foto in alto a destra, negli Anni 90). Il grande protagonista dei suoi libri, l’investigatore-gourmet Pepe Carvalho, si adeguava, ovviamente. E di buon grado: appassionato degustatore di Chablis e trangugiatore di rognone al curry, come il suo creatore era ospite fisso di Casa Leopoldo, ristorante di cocina tradicional nel cuore di Barcellona. Di più, nel cuore del cuore della città catalana: il Raval, quartiere un tempo di poveri, ladri e prostitute (come Charo, la fidanzata del fascinoso detective), ora terra di conquista dei turisti.
Da Casa Leopoldo, il visitatore inconsapevole è meglio che stia alla larga. Certo, potrebbe facilmente farsi sedurre dall’ambiente, con le ceramiche azulejos alle pareti, le lampade Anni 20 e i vecchi cartelloni delle corride (toreri sono stati un paio di proprietari). Le crocchette di jamón ibérico, poi, ci metterebbero il primo sapore per stimolare palato e papille, insieme ad antipasti a compartir, da condividere, come baccalà fritto, pan crustò con tomate o filetti d’acciuga.
MA QUANDO IL GIOCO SI FA DURO,
solo i duri – di stomaco, in questo caso – cominciano a giocare davvero. Il ristorante fondato nel 1929, che aveva chiuso tre anni fa (quindici dopo la morte dello scrittore), è stato infatti riaperto nel 2016 dagli chef Oscar Manresa e Romain Fornell con l’idea di riportare in vita quel patrimonio gastronomico di Barcellona che apparteneva a “Manolo” Vázquez Montalbán. Così mi sono ritrovato nel bel mezzo di un giro di piatti principali che spaziano da un sontuoso bollito con carne di vitello, manzo e orecchio di maiale all’impegnativa, per quanto tenerissima, coda di toro della casa marinata nel vino rosso, passando per le polpette di seppie. Molto più di un banale pellegrinaggio letterario: finalmente un’autentica, potente immersione nelle pagine e nelle sensazioni di un grande scrittore.