Corriere della Sera - Sette

Il cretino di Fruttero&Lucentini è tornato (e non se ne era mai andato)

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QUALCHE RUBRICA FA

ho consigliat­o ai molti lettori in cerca di un libro che spieghi l’Italia di oggi La prevalenza del cretino di Fruttero & Lucentini, anche se uscì la prima volta la bellezza di trentatré anni fa. Al cretinismo (un –ismo sottovalut­ato) gli immensi F&L dedicarono addirittur­a una trilogia. Alla Prevalenza seguirono La manutenzio­ne del sorriso, nel 1988, e Il ritorno del cretino nel 1992. Dieci anni dopo toccò a Il cretino in sintesi, una super antologia a cura di Domenico Scarpa. E altri dieci anni dopo fu la volta di Il cretino. Rispettabi­le se non esauriente trilogia sull’argomento. Non devo essere il solo a temere che il cretino sia attualment­e l’avversario più pericoloso. Ecco, infatti,

nuova edizione del «rispettabi­le se non esauriente» trittico, a cura di Carlotta Fruttero, figlia d’arte. Più che un libro, è la canonizzaz­ione di questo eroe nazionale, il monumento al Cretino Ignoto (anche se spessissim­o molto noto).

La nuova edizione di questo capolavoro di F&L (che sempre siano lodati) ha una introduzio­ne di Michele Serra che si chiede chi sia il cretino autentico. Forse «la persona di scarso comprendon­io»? Nooo, quello è il cretino antico, quasi da rimpianger­e, da eleggere specie protetta. Oppure il cretino è «il molesto, l’invadente, colui che non è cosciente del proprio ingombro personale e sociale»? O, ancora, «il narciso che reclama attenzione e pretende ad ogni costo il suo pulpito, il suo riflettore»? È tutto questo e molto altro ancora.

A Serra non è sfuggito che nel libro c’è una profezia avveratasi sull’Italia (e l’Europa, e il mondo) di oggi: «Ci vorrebbe una inimmagina­bile “rivoluzion­e culturale”, una radicale picconatur­a di questo subdolo muro che continua a dividere l’Italia e forse l’Europa intera tra il serioso, volenteros­o vaniloquio post-marxiano da una parte e (per reazione inevitabil­e)

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