Merzario: «La mia domenica di austerity»
ARTURO MERZARIO,
in automobile, oltre che correre e vincere, dalle piccole turismo fino alla F1, ne ha combinate di tutte i colori. Quella più nota è aver messo mani e braccia nel fuoco per salvare la vita a Lauda, il 1° agosto 1976, sulla pista del Nürburgring. Era stato un grande esempio, per tutti. Per sempre. Un’altra volta, due anni prima, per quegli strani casi della vita, proprio sul Corriere della Sera, era uscito un articolo che sosteneva esattamente il contrario. Il titolo era: «Il cattivo esempio di Merzario». Era uscito in auto in una domenica del 1974. Una di quelle, a sua insaputa, di austerity. «Allora vivevo a Modena, perché erano gli anni in cui correvo con la Ferrari. Quel giorno dovevo andare a fare dei test sulla pista di Misano Adriatico e non mi ricordavo assolutamente che c’era il blocco totale del traffico. Se no, mi sarei fatto dare un permesso. Sono partito e, dopo un po’ che viaggiavo, vedendo l’austrada senza neanche una macchina mi è venuto in mente.
Dopo Faenza ho visto che nello specchietto avevo una pantera della polizia stradale. Io avevo una Iso Fidia, un berlinone molto potente. Ho deciso di tirare dritto,
visto che in pista mi stavano aspettando ed erano test importantissimi per il resto della stagione in F1. Non sono mai riusciti a prendermi, ma mi sono stati dietro fino alla fine. Una volta arrivati sul circuito ho provato a difendermi dicendo che ero giunto fin lì per lavoro ma non c’è stato niente da fare. Mi hanno multato e processato, ma io ho fatto ricorso e ho vinto».
Era abituato a vincere, anche facile: sulle colline attorno al lago di Como, con gli amici del bar. Nessuno riusciva mai ad avvicinare i tempi che faceva lui. Scommettevano una pizza.