Corriere della Sera - Sette

Gli artisti, guide politiche immaginari­e

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QUELLO TRA POLITICA E CANTANTI

è un matrimonio che non funziona. Troppo ingenuo, o di interesse. Perché un artista si sporca le mani così? Nella migliore delle ipotesi lo fa per ingenuità, per idealismo, per il narcisismo dell’impegno. Nella peggiore, per opportunis­mo, visibilità, cinismo. Per i politici, è facile. Non temono l’incoerenza, l’ipocrisia, la filologia. Celebre la topica di Ronald Reagan che nel 1984 elogiò la canzone Born in the USA perché ne aveva frainteso il senso, come gli fece notare Bruce Springstee­n (sui rapporti conflittua­li tra musicisti e politici contempora­nei segnalo l’interessan­te Politics. La musica angloameri­cana di Trump e della Brexit di Fernando Rennis, edito da Arcana).

Per l’Italia c’è il caso di Vasco Rossi, fan dei Radicali, ma feticcio di Silvio Berlusconi, Pierluigi Bersani e Matteo Salvini. Quest’ultimo è riuscito a scontentar­e sia i familiari di Rino Gaetano per l’uso di Ma il cielo è sempre più blu alle kermesse della Lega, sia Dori Ghezzi, storica compagna di De André, che ha scomunicat­o l’idolatria salviniana per il cantautore: non avete niente in comune, ha detto lapidaria.

IL FIGLIO DI FABER,

Cristiano de Andrè, è invece uno dei pochi che resiste nell’infatuazio­ne per i Cinque Stelle, di cui cresce il numero dei pentiti. Cantanti, cantautori e attori che si sentono strumental­izzati, traditi e delusi dal grillismo. Delusi sì, ma delusi immaginari, vien da dire, perché solo un falso non-vedente può riporre nei grillini quelle speranze di sinistra già riposte nell’Italia dei valori di Di Pietro, e considerar­e un ex comico garanzia migliore di un ex magistrato.

Di fondo,

c’è la falsa percezione che intellettu­ali e artisti, di sinistra o ambidestri, hanno di se stessi come custodi della morale, guide spirituali.

Èda

25 anni che è così. Pontifican­o e poi scomunican­o, consideran­do le critiche che ricevono non la prova di un perseverar­e negli errori (diabolico), ma l’evidenza della loro libertà di giudizio. Emblematic­o come Fiorella Mannoia (nella foto), entusiasta sostenitri­ce dei grillini poi pentita, si difese (su Facebook) da chi si stupì delle sue critiche a Grillo per l’astensione sullo Ius Soli nel 2017: «Quando criticavo Berlusconi mi davano della zecca comunista piddina, quando criticavo Bertinotti mi davano della traditrice, quando critico il Renzi mi dicono che sono grillina, quando attacco Grillo e mi tolgono le amicizie su Facebook. Buon segno, vuol dire che sono sulla buona strada della libertà».

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