Sovranismo: parola nuova, idea vecchia
Insieme a populismo è uno dei termini chiave di questa stagione. Un linguista ne ricostruisce origine (in Canada, negli anni Sessanta) e significato. E riflette sul magico potere delle parole, capaci di rendere accattivanti anche i concetti più inaccettabili QUANDO ERO BAMBINO,
l’olio di fegato di merluzzo non andava più di moda, ma il fegato in padella sì: dicevano facesse bene. Mio fratello, però, il fegato non voleva mangiarselo (chissà che oscuramente non intuisse il valore metaforico dell’espressione). Mia madre allora ebbe un colpo di genio. Un giorno glielo mise nel piatto e gli disse: «Assaggia, è una carne buonissima: si chiama fettona». Lui – avrà avuto quattro anni – l’osservò un po’ perplesso, ne assaggiò un pezzetto e poi fece ruotare più volte la punta dell’indice sulla guancia. «Buonissima la fettona, vero?», fece mia madre sollevata. La parola, in effetti, era ben scelta: nuova e dunque in grado di presentare la stessa cosa in maniera diversa; al tempo stesso evocativa, perché legata ad altre già note come fetta o fettina (che a mio fratello piaceva molto); sufficientemente generica da poter risultare credibile senza troppe spiegazioni. Per anni, nel nostro lessico famigliare, il fegato in padella sarebbe rimasto «la fettona».
Potrà sembrare strano, ma qualcosa di simile all’effetto fettona è alla base del recente successo della parola sovranismo nel lessico politico.
LA COSIDDETTA
fine delle ideologie ha rapidamente reso inutilizzabili le categorie tradizionali che avevano dominato il dibattito politico novecentesco. E con queste molte delle parole che identificavano la destra, la sinistra o (spesso per sottrazione) il centro. Nel riorganizzarsi degli schieramenti, i partiti tradizionali hanno provato più volte a cambiare nome, cercando una collocazione contigua alla precedente. Alcune delle nuove forze politiche, invece, hanno puntato sullo sbandierato superamento di destra e sinistra per attirare consensi che un tempo si sarebbero detti trasversali. Perché questi movimenti trovassero parole d’ordine in grado di aggregare