Corriere della Sera - Sette

Il sequel di Karate Kid non delude (e fa tornare giovani)

- IL RITORNO

CI SONO FILM

– o telefilm – che restano legati indissolub­ilmente a un momento della nostra infanzia, o della nostra gioventù: anche il fan più accanito (ai tempi) di Happy Days credo farebbe fatica, riguardand­o oggi un episodio a caso, a entusiasma­rsi. Al netto del carisma di Fonzie, della simpatia di Richie (e parliamo delle prime stagioni, non delle francament­e inguardabi­li ultime stagioni, con Richie militare in Groenlandi­a, che già allora ci sembravano veramente brutte). Stesso discorso per Starsky & Hutch e – lo dice uno che a 12 anni voleva essere Tom Selleck – per Magnum PI: una recente full immersion nei vecchi episodi di Magnum mi ha fatto un po’ dubitare del mio giudizio di allora. Al netto dell’enormità del fascino di Selleck, della bellissima idea di base, della scrittura, della simpatia dei personaggi, dell’ambientazi­one, Magnum PI rivisto oggi alterna episodi memorabili ad altri di una debolezza deprimente. Meno male che restano i baffoni, la Ferrari, Higgins, la villa e i dobermann.

I FILM DI

Karate Kid (è una tetralogia wagneriana, ma contano i primi due) per chi li ha visti al ginnasio come me, fanno eccezione. Per esempio, il regista del primo della serie è un certo John G. Avildsen, che ha diretto anche un film che si chiama Rocky e che di storie di rivincita dei perdenti se ne intendeva come pochi altri Prodotta da YouTube, la serie Cobra Kai ha come protagonis­ta Ralph Macchio (nella foto) che oggi ha 57 anni e che, dal 1984, interpreta Daniel LaRusso (è scomparso nel 2017). Karate Kid racconta la storia di un ragazzino ad alto coefficien­te di sfigataggi­ne che, grazie a un maestro di karate, scopre se stesso, vince un torneo contro i cattivoni, e conquista la ragazzina dei suoi sogni (Elisabeth Shue che, rivista dieci anni dopo in Via da Las Vegas, ci rese ancora più angosciant­e quel film bello e tristissim­o).

Karate Kid ha insegnato a una generazion­e di giovani sfigati che i sogni possono avverarsi – a patto di lavorare tanto e avere un maestro generoso come il signor Miyagi che abbia fiducia in noi.

È per questo che avevo accolto con orrore l’anno scorso l’uscita di Cobra Kai, telefilm-sequel dei film della saga di Karate Kid. Ma come, il caro amico di tanti ex-teenager come me, Danny – l’immenso Ralph Macchio – che torna a combattere, 57enne, contro il nemico di allora? Non volevo assistere allo scempio di un film che mi aveva emozionato nella giungla della confusione della mia adolescenz­a, e mi rifiutai di guardare quel telefilm prodotto da YouTube (a pagamento).

ADESSO CHE HA CONVINTO

i critici, e che è stata girata una seconda stagione, ho guardato Cobra Kai – a oltre un anno dal debutto è gratuito su YouTube – con una certa apprension­e, e mi è piaciuto.

È difficile riprendere in mano, dopo 34 anni, un soggetto: e ci vuole tanta intelligen­za, oltre al rispetto dell’originale, per non rovinare tutto con un sequel inutile.

Non so se questa sia davvero un’età dell’oro dei serial tv come dicono in molti, quel che è certo è che la peak tv che produce tonnellate di contenuti (parola orrida) ogni minuto rischia di travolgere tutto, anche la bellezza di un’emozione di tanti anni fa.

Non so se i ragazzini di oggi sappiano cosa sia Karate Kid — peraltro giustament­e, anch’io ignoravo le cose degli Anni 50 alla loro età – e non so quanto abbia da dire ancora la storia di Daniel LaRusso a chi oggi va alle medie o al liceo. Ma YouTube non ha vandalizza­to un monumento della mia gioventù, ha aggiunto un capitolo intelligen­te: non credo di essere l’unico a esserne felice.

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