Corriere della Sera - Sette

«GRETA THUNBERG HA GIÀ CAMBIATO QUALCOSA. HA AVUTO UN EFFETTO TRAVOLGENT­E, LA SUA CAPACITÀ È STRAORDINA­RIA»

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Alla prima ordinanza di sequestro saltarono su in tanti a dire che era un provvedime­nto “bolscevico”. Uno scontro durissimo. Anche lì andavo solo con la scorta rinforzata. I temi ambientali erano molto di frontiera». Troppo esposti alla politica delle clientele: «Sui condoni non potevi distrarti un attimo. Tentavano di infilarli da tutte le parti. Anche da sinistra».

Quanto alla Tav Torino-Lione, rivendica di non essersi mai messo di traverso: «Mai stato contro. I volumi di traffico, a dire il vero, non la davano tra le priorità. E forse valeva la pena di dar la precedenza alla Genova-MilanoRott­erdam che però era più in ritardo. Ma una volta che la Tav era stata votata…» Andava fatta. «Sì. Non è che si possa ridiscuter­e ogni volta tutto. A meno che, ovvio, un’opera non faccia danni. Ma secondo me questa non ne fa. Togliere un po’ di traffico dalle strade e metterlo sulle ferrovie male non fa».

Perché lo fecero fuori da ministro, dopo quasi quattro anni di lavoro con il governo di Prodi e poi i due di D’Alema, lo ricorda benissimo: una sera mi chiama Giuliano Amato, che era il premier incaricato: “Edo, sei della squadra”. “Grazie, Giuliano, ciao“Io capisco che son confermato all’Ambiente. Ovvio. La sera, al tiggì, mi ritrovo spostato alle politiche comunitari­e. Mi dicono che siccome andava dato un ministero alla Margherita ma non all’Agricoltur­a era stato necessario… Dissi, no, grazie. Le Politiche comunitari­e non sono materia mia e alle elezioni non mi ricandidai». Che possa cambiare qualcosa, per ambientali­smo nostrano, dopo l’ondata planetaria sollevata da Greta Thunberg? «Greta ha già cambiato qualcosa. Ha già avuto un effetto travolgent­e. La sua capacità di mobilitare l’opinione pubblica è straordina­ria. Si deve già parlare di “prima di Greta” e “dopo di Greta”. Anche da noi. L’attenzione alla questione ambientale e climatica è radicalmen­te cambiata. Che sia stato merito solo suo non lo posso dire, ma uno più uno fa due». L’unica cosa che manca, a questo punto, per una ripresa anche in Italia cos’è: una classe dirigente? «Beh, diciamoci la verità: è vero. Mi ci metto di mezzo anch’io, ovvio, ma è vero. Abbiamo un serio problema di classe dirigente. Questo, però, non è un problema solo degli ambientali­sti».

La guerra è sempre orribile, anche se combattuta in nome della libertà, soprattutt­o quando miete vittime innocenti. Un caso davvero straziante avvenne a Milano 75 anni fa, il 20 ottobre 1944, quando una bomba sganciata dall’aviazione americana colpì la scuola elementare di Gorla, quartiere popolare a nord est della città. Morirono 14 insegnanti e 184 bambini innocenti, in ricordo dei quali oggi sorgono nella zona il monumento ai Piccoli Martiri, opera dello scultore Remo Brioschi, e un Museo della Pace. Il gruppo di aerei B-24 responsabi­le del massacro avrebbe dovuto bombardare gli impianti industrial­i della Breda, ma era finito fuori rotta e il comandante James Knapp scelse di sganciare gli ordigni già innescati sull’area abitata piuttosto che farlo più avanti sulla via del ritorno. La guerra aerea fu senz’altro l’aspetto più brutale della campagna d’Italia condotta dalle forze angloameri­cane per liberare il nostro Paese dai tedeschi tra il 1943 e il 1945. In un conflitto totale, non ci si faceva scrupolo di colpire i civili.

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il movimento degli studenti. È stato ministro dell’Ambiente nei governi Prodi I, D’Alema I e II dal 17 maggio 1996 al 25
aprile 2000
Edoardo Ronchi è nato a Treviglio nel 1950. Ha iniziato la sua attività politica nel 1968 con il movimento degli studenti. È stato ministro dell’Ambiente nei governi Prodi I, D’Alema I e II dal 17 maggio 1996 al 25 aprile 2000
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