Evo (ri)nomina la Bolivia e tenta il quarto mandato
L’hanno soprannominato “Evo Museum”: nella cittadina di Orinoca, altopiano boliviano, la struttura, costata 6,3 milioni di euro, ha un intero piano dedicato a Evo Morales, con le maglie dono dei campioni di calcio di tutto il mondo e il pallone di stoffa con cui giocava da ragazzino, fra la scuola e il pascolo dei lama. Ma anche la politica economica della Bolivia ormai la chiamano “Evonomics”. Senza dubbio, i 14 anni di presidenza dell’ex sindacalista dei cocaleros hanno portato una prosperità qui senza precedenti. L’estrema indigenza è passata dal 38 al 15 %, la povertà dal 60 al 34. Il reddito procapite s’è moltiplicato, da 910 euro annui a 3.280. Merito della redistribuzione dei proventi di gas (la Bolivia è il secondo produttore sudamericano) e petrolio, e della difesa dei campesinos. I voti per Morales sono passati dal 54% (2005) al 64 (2009) e al 61 (2014). Ora però l’economia è in frenata mentre le accuse di corruzione a membri del suo governo accelerano. E sono tanti, e sempre di più, a pensare che il potere di Evo sia passato dal personalismo (eccessivo) a una vera autocrazia. Lui comunque ha ottenuto dalla Corte Costituzionale di correre (domenica) per il quarto mandato, sebbene un referendum avesse stabilito il limite di due. Se l’amore (anche quello dei tifosi) prima o poi può consumarsi, da bravo appassionato di calcio Morales sa che le finali si giocano sempre. In Bolivia ci sono ancora tante cose che potrebbe chiamare col suo nome.