Il pistacchio delle donne dell’Etna
Sapido al gusto. Dal profumo intenso. Ricco di grassi buoni e antiossidanti. E lavorato
“al femminile”. Il pistacchio verde di Bronte deve le sue caratteristiche ai terreni e alle falde dell’Etna su cui crescono le piante – nutrite dalle ceneri vulcaniche – dalle quali viene raccolto solamente ogni due anni, per dare tempo agli arbusti di riposarsi. Per secoli la sua lavorazione e trasformazione è stata tutta al femminile e nel comune siciliano esiste ancora una pasticceria artigianale, Vincente Delicacies, dove questa tradizione sopravvive: la produzione di panettoni realizzati col lievito madre, croccanti, creme spalmabili è affidata alle competenze tramandate di madre in figlia da quarantacinque donne brontesi, il cui numero sale a cento nei periodi di alta produzione.
Così questo “oro verde” – che esattamente dieci anni fa ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di origine protetta – viene lavorato e trasformato in creazioni dolciarie che dal laboratorio alle falde del vulcano arrivano oggi in trenta Paesi del mondo, fra cui Giappone e Nuova Zelanda.
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Una cucina nomade che fonde locale e globale, una proposta gastronomica cangiante per un mondo interconnesso: è quella che propone, nei suoi locali sparsi fra i vari continenti, il peruviano Diego Muñoz, già indicato dal New York Times Magazine come uno dei quattro chef nomadi mondiali da tenere d’occhio.
Tre anni fa Diego si è lanciato in una esplorazione gastronomica che lo ha visto attraversare venti nazioni, con le loro cucine e culture, tra Europa, Medio Oriente, Asia e Americhe. Il risultato è una proposta gastronomica che si può sperimentare in Turchia come a Lisbona, a Copenaghen come in Perù. La sua ultima avventura è il ristorante Morena presso l’hotel Bodrum Edition, sulla costa turca: qui, in linea con la sua filosofia, basandosi su ingredienti locali, propone uno street food ispirato all’America latina, oltre a piatti da altre parti del mondo. «Dobbiamo entrare nelle culture locali», spiega a 7, «assorbendole