ALTEZZA ESTREMA PLATEAU
tornato il plateau, quel taccotrampolo che innalza le donne anche di 15 centimetri! Più forte e più estremo di prima. Anzi, forse non lo si era più visto nelle strade proprio perché si preparava a tornare nella versione più snob. Ne trovavi qualche paio che si innalzava sopra a ballerine e tacchi a spillo ad ogni nuova presentazione. Ma è ancora attuale? Non è mai passato di moda perché le attrici di Hollywood – non sono
ÈNon se ne era mai andato, perché le attrici (quelle non altissime) lo richiedono. Ma ora il super tacco torna più forte, solido e creativo
certo watusse – lo richiedono per il red carpet», ti spiegavano pazienti i designer. Ma ora che la moda rilancia gli Anni 70, short e minigonne, le scarpe altissime diventano il simbolo assoluto della “decade dell’io” come la definì il saggista Tom Wolf, anticipando il narcisismo della selfie generation. Da Louis Vuitton Nicolas Ghesquière ha issato su stivali calze le sue donne sciantose e audaci ispirate all’energia della Belle Époque. Un mood chic e dinamico e quindi contemporaneo che cambia la moda quotidiana .
Torneremo a indossare il plateau anche in ufficio? Cesare Casadei si entusiasma. «Non c’è più un codice rigido, ogni donna segue il proprio stile. In collezione, accanto ai sandali dorati, sottili e femminili, con tacco più leggero e adatto alla sera, c’è il sandalo Carnaby, Anni 70, ispirato al viaggio dei miei genitori a Londra e c’è anche il modello più invernale e sportivo, combact: con il carrarmato in gomma arriva a 14 centimetri di altezza».
Il tacco è il piedistallo per ogni donna predica, Vivienne Westwood. Pochi oggetti come le scarpe nel corso della storia hanno ignorato con convinzione la funzionalità. E anche la scomodità un tempo riservata ai ricchi è diventata sinonimo di democratizzazione. Elevare, ornare, sono i fini attorno ai quali si sono evolute le calzature nel corso dei secoli, «ma la passione per il plateau è ben più di una questione millimetrica per ragazze normo-alte», osserva Cesare Casadei, seconda generazione dell’azienda romagnola di San Mauro Pascoli. «Il tacco grosso ti
dona stabilità, è un prolungamento della figura anche dal punto di vista mentale, ti fa sentire al centro dell’attenzione, ammirata. E infatti nessuna donna indossa ballerine sul red capert, è più facile ci arrivi a piedi scalzi, consapevole che il potere di una scarpa di “trasformare” chi la indossa è addirittura superiore a quello dei vestiti».
La nostra scelta delle scarpe ci permette di proiettare chi vogliamo essere, sottolineava Helen Persson, curatrice della mostra Shoes: Pleasure and Pain andata in scena Al Victoria & Albert Museum.
Ogni calzatura cambia la postura e la camminata e con il plateau si rischia il passo cammellato... «A fare la differenza non è soltanto l’altezza, è la fattura», spiegano gli esperti, ma certo salire su un paio di tacchi è un po’ come andare on stage, devi saperci stare a testa alta. Vale la pena impegnarsi un po’.
La scarpa è un oggetto culturale complesso che rappresenta il suo tempo. «Le mode delle calzature duravano quasi una decade», ricorda Casadei. «Al tacco a spillo degli Anni 50 alla Jackie Kennedy, seguono le punte tonde e i tacchi a rocchetto dei 60, fino al plateau degli scintillanti Seventies, elemento di rottura e quindi di modernità, abbinato a minigonne e short, ma anche primo segno dell’incontro tra maschile e femminile, perché a indossare il tacco rialzato erano anche gli uomini». Sono gli anni della disco con la novità dell’inserimento della plastica nelle calzature, alla scoperta di un mondo che guarda al futuro. «Moda era tutto quello