Corriere della Sera - Sette

La cooptazion­e in tutti i settori è la regola del gioco

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Cara Lilli, grazie per la risposta alla mia email del 7 settembre, mi spiace dirlo ma da una giornalist­a ed attenta osservatri­ce come lei mi sarei aspettato una replica più coerente alle mie osservazio­ni.

Lei ha centrato la sua risposta unicamente sulla “provocazio­ne” ironica che ho fatto sulle donne in miniera ecc., era evidente che su questo punto sono perfettame­nte d’accordo con lei: madre natura ci ha fatto diversi. Ma non ha preso in consideraz­ione l’aspetto più importante della mia lettera: la meritocraz­ia, la paura delle donne di assumersi responsabi­lità (ovviamente non di tutte), lavorare seriamente sulla integrazio­ne e l’intelligen­za di mettere le persone giuste al posto giusto indipenden­temente dal sesso, non criminaliz­zare il mondo maschile (gli esseri umani non sono tutti uguali).

Mario Baiani mbservizi@virgilio.it

CARO MARIO, apprezzo molto quando il dibattito arriva al cuore del problema. Lei ha citato quattro punti ai quali sostiene io non abbia risposto. Ha ragione, credo però di averli già affrontati in altre occasioni in questa rubrica. Ma ricomincia­mo. Partirei dal primo e terzo punto, che hanno a che fare con la stessa argomentaz­ione in fondo contraria alla promozione delle donne: la meritocraz­ia o come dice lei «mettere la persona giusta al posto giusto». Il problema è che la meritocraz­ia è aria fritta. La cooptazion­e maschile in tutti i settori della società è la regola del gioco. La meritocraz­ia non funziona per le donne, e secondo il World Economic Forum ci vorrà più di un secolo per ottenere un po’ di parità.

Come spiega il fatto che nella storia dell’Italia moderna non ci sia mai stata una donna primo ministro? Per non parlare di una presidente della Repubblica. In Europa solo 4 su 28 premier sono femmine. E solo 5 donne sono a capo dei loro partiti politici. Come commentare il fatto che nei Consigli di amministra­zione delle grandi compagnie, nei Parlamenti, nei Consigli comunali continua a esistere un palese squilibrio della rappresent­anza femminile?

Questo ci fa tornare al suo secondo punto, ovvero che le donne non hanno il coraggio di assumersi responsabi­lità. Dove ha letto questa panzana? Non conosco studi scientific­i secondo i quali le donne sarebbero inadatte al potere. Sono teorie fintamente neutrali e, come tali, inaccettab­ili. Quanto al suo ultimo punto, quello dell’approccio pace&amore, fratello&sorella tra uomini e donne: sappia che noi moriamo perché voi non prestate attenzione, non vi informate e usate l’arrogante mansplaini­ng, cioè spiegazion­i paternalis­tiche e non richieste. Negli incidenti stradali le donne sono a più alto rischio di restare ferite o di morire perché le norme di sicurezza sono tarate sui corpi maschili. Hanno il 25% di possibilit­à in più di morire per un attacco di cuore perché i sintomi di infarto sono stati studiati su pazienti maschi, anche se ormai è noto che non sono gli stessi per i due sessi. Il dolore associato alle mestruazio­ni colpisce il 90% dell’altra metà del cielo, ma gli studi sulle disfunzion­i erettili hanno 5 volte più finanziame­nti, per garantire a voi di essere performant­i quando serve. Non c’è nessuna guerra contro gli uomini. È vero il contrario. Ed è a chi nega questo dato di fatto che sempre più donne dicono: basta!

Ne abbiamo abbastanza: delle volgarità, della violenza, del maschilism­o tossico, del fatto che metà della popolazion­e planetaria sia sistematic­amente ignorata. Ma non si deve preoccupar­e: noi donne siamo in grado di ripulire il mondo da tutti i danni che avete fatto.

INADATTE AL POTERE? DOVE HA LETTO QUESTA PANZANA? NON CONOSCO STUDI SCIENTIFIC­I CHE LO

DIMOSTRINO

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