«MIA FIGLIA MI HA CAMBIATO»
«Mi pare che ogni romanzo debba essere scritto da una persona leggermente diversa», frase – di Ian McEwan – con cui meglio si spiega il nuovo romanzo di Sandro Veronesi, Il Colibrì (La nave di Teseo). A quindici anni da Caos Calmo (Premio Strega, quattrocentomila copie vendute, tradotto in venti paesi), Veronesi torna con la storia di Marco Carrera, oculista, famiglia borghese (figlio dell’ingegner Probo Carrera e di Letizia Carrera, un fratello, Giacomo, una sorella, Irene – e attenzione a lei, a questa sorella da cui deriva dolore, distruzione, e anche continuità). Marco
Carrera padre di Adele, nonno di Miraijin, in quanto Il Colibrì è la storia di una vita, dal 1960 al 2030. Dopo quindici anni Sandro Veronesi torna con un romanzo straordinario, speculare a Caos Calmo ,ma dall’universo ribaltato. Quanto lì il mondo era degli uomini, tanto qui è delle donne. La storia la fanno loro – Irene, Adele, Miraijin.
Cosa è successo in questi quindici anni?
«Intanto mi è nata una figlia femmina».
E?
«Quando scrivevo Caos Calmo davo per scontato che i miei figli non leggessero i miei libri. La linea di probabilità nel futuro era che non li avrebbero letti. Mia figlia invece li leggerà tutti».
Come fa a saperlo?
«Il tipo di accudimento che lei ha mostrato nei miei confronti contiene la lettura. Non mi dà il tempo di abbracciarla, mi anticipa. Il suo è un accudimento attivo, diverso da quello dei maschi».
Che padre è Sandro Veronesi?
«L’altro giorno al mare ho raccolto due conchiglie uguali, una per Zeno, e una per Nina. Se regali una conchiglia a un adulto apprezza, poi la mette via, la perde. Se la re