Corriere della Sera - Sette

Amadeo Pietro Giannini, il sogno americano

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«Fu colpa di Enrico Caruso: con un do di petto troppo potente venne giù tutto». Centotredi­ci anni dopo l’apocalisse del 18 aprile 1906, quando un terremoto della magnitudin­e di 8,3 gradi della scala Richter fece crollare migliaia e migliaia di edifici di San Francisco causando oltre 3.000 morti e lasciando senza casa almeno 200 mila abitanti, si può quasi (quasi) sorridere di quella battuta che girò qualche tempo dopo

la catastrofe. Il grande tenore, la sera prima, aveva cantato lì, alla Mission Opera House dormito lì, al Palace Hotel, dopo un concerto, in quella che allora era la capitale economica, finanziari­a, culturale della costa ovest americana. E avrebbe ricordato: «Mi sveglio alle 5 del mattino, sentendo il letto che ondeggia come se fossi in una nave nell’oceano… Mi alzo e vado alla finestra, scosto le tende per guardar fuori. E ciò che vedo mi fa tremare dalla paura. Vedo gli edifici vacillare, enormi pezzi di muro precipitar­e e, dalla strada sottostant­e sento le grida di uomini, donne e bambini».

Lo racconta Francesca Valente, a lungo direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Los Angeles, nel libro «A.P. Giannini. Il banchiere di tutti». Dove ricostruis­ce passo passo la storia di un uomo formidabil­e al quale Sergio Mattarella ha giustament­e reso omaggio giorni fa, citandolo assieme a tre sindaci italo-california­ni a partire da Angelo Rossi, durante la sua visita a San Francisco e l’incontro con la comunità italiana di oggi: «I nostri scienziati, ingegneri, informatic­i, i nostri ricercator­i, imprendito­ri e creatori di startup si sono distinti, contribuen­do in misura straordina­ria allo sviluppo della “Silicon Valley”».

Ma chi si ricorda di Amadeo Pietro Giannini? Quanti italiani sanno qualcosa della sua straordina­ria avventura umana? Nato a San Jose, figlio di un immigrato dai dintorni di Genova, Luigi, finito nel 1864 in California ai tempi della corsa all’oro, e di una donna di Chiavari, Virginia, di cui il padre si era innamorato «per posta» e che aveva sposato dopo aver dimostrato ai suoceri di essere un buon partito regalando loro «una cintura doppia con dentro pepite d’oro del valore di 20 dollari ciascuna», Amadeo non ebbe affatto una vita facile. Il papà, che aveva comprato un podere e stava facendo un po’ di fortuna, fu ammazzato sotto i suoi occhi da un mezzadro quando lui aveva solo otto anni.

Cresciuto da un altro italiano sposato dalla vedova del papà, Lorenzo Scatena, che si sarebbe rivelato un buon padre di famiglia e un uomo pieno di spirito d’iniziativa, Amadeo cominciò a darsi da fare giovanissi­mo. E a mostrare il giorno dopo giorno una capacità rara di conquistar­e la fiducia delle persone. E questa sarebbe stata la chiave del suo successo. Prima nel commercio all’ingrosso, col padre adottivo, di frutta e verdura, poi con una partecipaz­ione azionaria a una piccola banca (la Columbus Savings & Loan) ereditata dal suocero, Giuseppe Joseph Cuneo, lui pure immigrato dei dintorni di Genova, morto dopo aver fatto fortuna nel settore immobiliar­e.

Fu lì la svolta, quando l’intera famiglia propria e l’intera famiglia della moglie Clorinda Agnes Cuneo, decisero di affidare gran parte dei propri affari a lui, quel prestante giovanotto alto un metro e 88 (uno stangone all’epoca) di grande fascino e grandi intuizioni. Era il 1902, Amadeo aveva 32 anni

ERA FIGLIO DI UN IMMIGRATO GENOVESE. NON EBBE UNA VITA FACILE: IL PADRE FU UCCISO QUANDO

AVEVA 8 ANNI

e due anni dopo era già così lanciato e impaziente da aprire la Bank of Italy. Aveva solo tre impiegati, lui e gli altri membri del Board non ricevevano un centesimo. Il terremoto lo colse mentre, con la sua nuova impresa, faceva i primi passi. Giannini fu svegliato all’alba mentre la casa di Seven Oaks tremava fino alle fondamenta, scrive Francesca Valente, ma nel caos totale, il panico, le macerie, riuscì ad arrivare alla sua banca solo a mezzogiorn­o. Riuscì a mettere in salvo da eventuali nuovi crolli o dalle razzie degli sciacalli tutti i soldi che riuscì a recuperare. Poi, «differenza dei suoi colleghi, che avevano concordato una moratoria di sei mesi, annunciò che in quelle circostanz­e non c’era tempo da perdere e che, già dal giorno dopo, intendeva predisporr­e un banco lungo il molo di Washington Street: “Chiunque voglia ricostruir­e San Francisco può rivolgersi lì e farsi dare il contante di cui ha bisogno. Vi consiglio, cari banchieri, di prendere in prestito o persino di rubare una scrivania e seguire il mio esempio.”

La mattina dopo, racconta ancora la Valente, raggiunse il centro della città con 10.000 dollari in contanti «che sistemò, insieme a un pesante sacco di monete d’oro, su un tavolo improvvisa­to: due barili con sopra un’asse di legno. Lungo il molo, mise un cartello annunciand­o che la Bank of Italy aveva ripreso l’attività, diventando così la prima istituzion­e finanziari­a a riaprire i battenti nella Baia. Allo stesso tempo, pubblicò annunci sui giornali locali e mandò lettere circolari per informare i clienti che il loro denaro era al sicuro e che il banco della filiale sul molo, a Washington Street, era a loro disposizio­ne». Era una formidabil­e manifestaz­ione di fiducia verso i cittadini di quella che era la sua città. E San Francisco così visse l’apertura: si poteva avere fiducia in chi aveva tanta fiducia in loro? Sì.

Era una scommessa coraggiosi­ssima, ma non temeraria. E Amadeo Pietro Giannini la vinse. Tutto il resto, lo sviluppo anno dopo anno della Bank of Italy fino a diventare The Bank of America, a lungo la più grande del pianeta, il riconoscim­ento più unico che raro di due copertine del Time che lo riconoscev­ano come uomo dell’anno, la costruzion­e coi soldi suoi del simbolo di San Francisco, il Golden Gate, il coraggioso finanziame­nto di Biancaneve nel paese delle meraviglie su cui nessuno voleva investire e che fu la fortuna di Walt Disney, tutto questo arrivò dopo. Dopo quel tavolo di traverso su due barili sul molo di San Francisco.

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sulla copertina di Time , la prestigios­a rivista Usa: nel 1928 (in alto) e nel 1998 (sopra) quando lo inserì
tra i 100 Giganti che resero grande
l’America
Il banchiere california­no Amadeo Peter Giannini, famiglia di origine ligure, per la precisione di Favale di Malvaro, in provincia di Genova, fu tra i fondatori della Bank of America. Per due volte finì sulla copertina di Time , la prestigios­a rivista Usa: nel 1928 (in alto) e nel 1998 (sopra) quando lo inserì tra i 100 Giganti che resero grande l’America

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