Corriere della Sera - Sette

IL CAPO DI GOOGLE: PRENDIAMO DECISIONI IMPORTANTI, A VOLTE NON DORMO LA NOTTE

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Ingegnere, indiano, dal 2015 guida l’azienda più innovativa del mondo: «Noi troppo grandi? Ci sono cose

che possiamo fare solo grazie alle nostre dimensioni, come la ricerca per migliorare l’intelligen­za artificial­e»

«Di quel giorno ricordo le parole di mia madre. Mi disse: “L’importante è che tu ti prenda cura della tua salute e abbia abbastanza tempo da dedicare alla tua famiglia”. Dal suo punto di vista erano quelle le priorità e continua a ripetermel­e ancora oggi».

Sundar Pichai torna con la mente a quell’estate del 2015. Era agosto. A Mountain View, città california­na della contea di Santa Clara dominata dalla sede di Google, a sua volta una città nella città in cui tra tre anni sorgerà una nuova imponente tensostrut­tura in metallo di cui si intravede già la forma, stava per cambiare tutto. Era stata annunciata la nascita di Alphabet, azienda che sarebbe esistita come contenitor­e di altre aziende, una holding. Larry Page e Sergey Brin, i due geniali fondatori di Google, ci si sarebbero dedicati a tempo pieno come amministra­tore delegato e presidente e avrebbero lasciato Google, creatura che in 17 anni avevano portato da 0 a 450 miliardi di dollari di capitalizz­azione, nelle mani dell’ingegnere indiano che si era già inventato il browser Chrome e aveva portato il

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