Il trucco della gommapiuma
sui fianchi: «Eh, eh». La prossima volta porterà il metro? E se mi trasferissi in Antartide? Ci ripensavo leggendo un’inchiesta del New York Post sulle pressioni cui sono sottoposte le modelle plus size. Si crede che per queste modelle sia tutto più facile, invece i canoni sono molto rigidi. Terza ad America’s Next Top Model, Khrystyana Kazakova, taglia 44, non riusciva (giustamente) a trovare ingaggi nel settore perché non abbastanza in carne. Quando però, cambiando dieta e allenandosi con i pesi, ha preso cinque chili, l’agenzia le ha detto che si era gonfiata e non aveva la figura a clessidra richiesta, e l’ha licenziata.
Che vuol dire plus size? Mentre il mercato cresce, e alcuni brand sono davvero inclusivi, tanti si riempiono la bocca di body positivity solo per fini commerciali, e le pressioni su un plus size “desiderabile” non sono mai state così forti. «Oggi il modello è Kim Kardashian», lamenta Allison Owens: «Vita molto stretta, seno e sedere che più ne hai meglio è». Uno standard irrealistico, una visione distorta e pericolosa. Il problema riguarda soprattutto le cosiddette modelle “via di mezzo”, taglia 4648, costrette a stramangiare o digiunare, ma anche le taglie plus size che non lo sono. Così Barbie Ferreira (Euphoria), si è allontanata dai brand che in realtà perpetuano standard di bellezza tradizionali: «Se una 46 è definita plus size, la 54 che cos’è?».
Moltissime denunciano le imbottiture. «Stavo perdendo così tanti ingaggi che ho dovuto cedere», confessa Molly Tellekson. «Ma con la gommapiuma nelle mutande mi sento una frode. Scelgono modelle più magre e le imbottiscono per riempire i vestiti: che messaggio è?». Per non parlare di chi, per un sedere alla Kardashian, corre dal chirurgo. Attenzione agli inganni. Tutto questo, con la body positivity, non c’entra proprio nulla.
ANCHE LE FRANCESI INGRASSANO
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