DONNE E OMICIDI DEL SIMENON GIAPPONESE
Dalla lontana isola di Ky sh una dattilografa di vent’anni, graziosa e molto determinata, viene a Tokyo per chiedere al più importante penalista della città di difendere suo fratello, un maestro accusato di omicidio. Il caso è dostoevskijano, il maestro avrebbe ucciso a bastonate una vecchia usuraia alla quale doveva soldi. Il prestigioso avvocato, quella mattina abbastanza distratto perché sta pregustando l’incontro con la sua amante, la proprietaria molto chic di un ristorante francese, rifiuta la proposta. La ragazza è povera, le parcelle del professionista salatissime. Kiriko, così si chiama la dattilografa, insiste ma alla fine deve tornare a casa. Il fratello, che rischia la pena di morte, sarà difeso da un legale d’ufficio.
Qualche mese dopo, Kiriko ritorna a Tokyo. È un’altra persona e lavora come cameriera/intrattenitrice in un bar. Intanto, il famoso avvocato ha avuto un ripensamento dettato dal rimorso per il rifiuto precedente. E sulla scena è comparso un intraprendente giornalista, un po’ innamorato di Kiriko (forse anche lei ricambia, ma non si può dire con sicurezza data l’algidità del suo comportamento), che vuole indagare sulla vicenda. A questo punto si registra un nuovo omicidio...
Tre settimane fa ho ricevuto un telegrafico messaggio dal lettore Italo Beccaria: «Concordo con lei. Il montacarichi di Frédéric Dard è il noir dell’estate. Ma il noir dell’autunno (e forse del 2019) è La ragazza del Ky sh di Matsumoto Seich (Adelphi). Un Simenon con più adrenalina, dal finale sconvolgente. Del resto quanti noir partono bene e poi cadono nel finale… Si fidi». Mi sono fidato e ho fatto bene. Matsumoto Seichǀ è davvero il Simenon giapponese (stavolta la pubblicità non esagera) e questo noir, asciutto come un verbale di tribunale, è un Delitto e castigo dal castigo terribile. Una vendetta alla Montecristo. Se è il noir del 2019? Sì, a pari merito con Dard.