Castelli, una grillina da stadio
sulle capacità, sul sapere, da sottosegretario all’Economia nel vecchio esecutivo gialloverde, con i giallorossi a Palazzo Chigi è stata confermata viceministro.
Lei, in realtà, aveva chiesto, e in una memorabile notte di trattative con Giuseppe Conte e il Quirinale, quasi preteso, di diventare proprio ministro: dovettero spiegarle che con quell’incarico avrebbe rischiato di doversi confrontare – magari parlando in inglese e non a gesti – con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, o con Christine Lagarde, guida della Bce. E presentarsi a simili incontri con le conoscenze fornite da un diploma da ragioniera e una laurea triennale in Economia aziendale, ecco, probabilmente sarebbe stato un filo limitante.
C’è da dire che la Castelli non si spaventa facilmente. Una volta andò nel salotto bianco di Bruno Vespa e accettò di sfidare, su un tema complesso come lo spread, Pier Carlo Padoan, che oltre ad essere un uomo di spirito (l’aspetto austero non inganni), è anche un economista di fama mondiale, docente in varie università del pianeta ed ex direttore esecutivo per l’Italia del Fondo monetario internazionale. Finì che sembrava di stare su “Scherzi a parte”. Con la Castelli che diceva: «Sì, lui ha studiato. E allora?». Niente: si capì abbastanza bene che lei – per altro è spiegato nel curriculum – aveva lavorato solo in un Caf e allo stadio di Torino, come addetta alla sicurezza (una volta, in genere, si arrivava in Parlamento dalle sezioni dei partiti: adesso, grazie alla famosa storia dell’ “uno vale uno”, anche dagli stadi; poi, certo: ognuno fa la carriera che può e Di Maio, per dire, che pure veniva dallo stadio San Paolo, dopo essere stato vicepremier e ministro del Lavoro, ora guida la Farnesina).
Tenace, simpatica, risoluta (in Transatlantico, urlò al suo capo, il ministro Tria: «Ti asfalto!»; ma Tria, che è un signore, fece finta di non sentire): qualche giorno fa, la Castelli è finita sui giornali accusata di un presunto conflitto d’interessi. Però era solo una balla. Una scusa meschina per parlarne male.
Il governo traballa, ma finché tiene e non crolla giù, noi cronisti abbiamo il dovere di continuare a seguire anche le quotidiane avventure politiche di Laura Castelli, la grillina torinese che, siccome siamo un Paese fondato sul merito,