Così svanisce il sogno di Adamo (secondo Hegel)
La storia di Pixi e Huarache fa venire in mente una tesi del filosofo Hegel contenuta nella Fenomenologia dello spirito jenese: «Il primo atto mediante il quale Adamo ha costituito la sua signorìa sugli animali è che egli diede loro un nome; vale a dire li annientò come esistenti». Gli animali, che sono i “senza nome” per definizione – perché fuori dalla relazione tra parola e cosa – acquistano identificativi nominali solo per essere catalogati, spesso attraverso i numeri addirittura sfruttati, più tipicamente ridotti a esistenze subordinate alle nostre domestiche o meno che siano. Pixi – Huarache, spostandosi da un nome all’altro, si fa beffa del sogno di Adamo e riporta a galla quanto esistano molte più cose di quelle che possiamo nominare: due vite, che magari sembravano una, due caratteri, che magari apparivano in contraddizione l’uno con l’altro. Esiste la vita, libera, che corre veloce da uno stato all’altro e che proviamo ad afferrare con un’unica parola: non esistono due padroni di una vita perché non ne esiste nessuno. Ci sono esistenze che si incontrano, spesso si scontrano, e talvolta si fa un po’ come nel famoso romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa: Stat feles pristina nomine, nomina nuda tenemus eliquiam, quibeatatur, quid et aut
Non è per il cibo che un micio sta con noi, perché sa benissimo che potrebbe procurarselo da solo, e neppure per ricevere protezione, perché se ha paura o si trova in pericolo non ci corre incontro a chiedere aiuto ma scappa sotto il letto o sguaina le unghie: sta con noi perché gli piace stare con noi. Una ricerca dell’Università inglese di Lincoln, pubblicata nel 2015, ha dimostrato che non c’è nessuna significativa differenza di comportamento in un gatto che sta da solo, con il proprio padrone o con uno sconosciuto (una ricerca successiva, condotta quest’anno dall’Università dell’Oregon, propone conclusioni opposte: ma l’esperimento ha coinvolto soltanto i gatti e i loro padroni, e dunque ha meno valore). Non solo: diversamente dai cani, che possono soffrire anche seriamente di ansia da separazione quando rimangono soli, i gatti non mostrano particolari segni di stress, purché si trovino in un ambiente a loro familiare e sufficientemente ricco di stimoli. E il motivo è sempre lo stesso: sono per natura animali solitari.
Prospettive diverse
In altre parole, la relazione che un gatto stabilisce con noi è una libera scelta: e come tale può essere sempre revocata, proprio come succede con i nostri amori e le nostre amicizie. Capita infatti, di tanto in tanto, che un gatto, anche dopo anni di felice convivenza, se ne vada per sempre, abbandoni la sua famiglia umana e se ne scelga un’altra: magari perché – è il caso più frequente – è arrivato un altro micio, o perché l’aria a casa s’è fatta irrespirabile (i gatti odiano i litigi e le urla), o magari perché una passeggiata sui tetti gli ha fatto scoprire una nuova compagnia più interessante e stimolante.
Essere scelti da un gatto è dunque un’autentica benedizione, una grazia che si rinnova ogni volta, un regalo che ci viene offerto quotidianamente e di cui dovremmo essere riconoscenti. La signora messicana e la signora neozelandese che hanno scoperto la doppia vita dei loro mici possono considerarsi molto fortunate: infatti, sebbene Pixi e Simba abbiano costruito altri legami affettivi, non hanno voluto rinunciare alla famiglia d’origine.
Chi vive con un gatto, del resto, queste cose le sa benissimo: è quasi sempre lui a prendere l’iniziativa: a decidere quando vuole le coccole e quando le crocchette, quando vuole star da solo e quando ha voglia di giocare, quando dormire e quando correre come un indemoniato, quando sparire per ore o per giorni e quando invece rimanere immobile come un sasso per un pomeriggio intero. Non per caso, è l’unico animale domestico (noi inclusi) il cui antenato selvatico non è un animale sociale. Come un monaco o un guerriero, il gatto è interamente padrone di se stesso: e risiede probabilmente qui il segreto della sua inesauribile magia.