«HO VISTO L’ALDILÀ» IL RACCONTO DI LELE
Un anno fa l’emorragia cerebrale e una prognosi disperata. «Io intanto ero in un piccolo giardino dove ho incontrato mia nonna Nella e il papà di Giuliano Sangiorgi. Non era un sogno, era realtà». Poi la nascita del figlio e la riabilitazione: «Sono
circondato dall’amore»
giro di Do. A febbraio ho suonato una canzone al debutto del tour di Rimini. Scendere dal palco è stato difficile. Il prossimo traguardo è tornare lassù, mi ha fatto male seguire i concerti da fuori».
Quando Lele è stato male, Clio era incinta al settimo mese. Due mesi dopo, il 15 novembre, è nato Ianko. «Un altro miracolo. Ero a Roma, 2 mesi di riabilitazione alla Fondazione Santa Lucia IRCCS e altri 3 di day hospital. Avrei voluto assistere al parto, ma i medici mi hanno consigliato di evitare le emozioni forti. Mezz’ora dopo il parto ero al Gemelli, sulla sedia a rotelle, e me lo hanno messo in braccio: indescrivibile. La sua energia mi aiuta, mi regala momenti di gioia e felicità». Interviene con leggerezza e dolcezza Clio. «Nei giorni più bui, quando i monitor degli strumenti cui era collegato segnalavano un’anomalia, gli prendevo la mano, la mettevo sulla mia pancia e i valori tornavano nella norma». A spingere il chitarrista verso la ripresa anche l’affetto dei fan. «Mi è arrivata una valanga di amore. La moglie, la famiglia, gli amici, i compagnifratelli Giuliano, Andrea, Ermanno, Danilo e Pupillo (ogni volta che ne parla li cita tutti per nome, non sono mai “la band” ndr) e anche le persone che non conosco. È fondamentale sapere che non sei solo. La depressione è dietro l’angolo».
Il miracolo gli ha cambiato la prospettiva. «Non vale la pena arrabbiarsi per le piccole cose. Se perdi tempo per quello ti fai del male. Non è scontato dire quello che pensi ai tuoi cari, ma devi sapere che potresti non avere il tempo di farlo».