Corriere della Sera - Sette

Quando anoressico è uomo

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«Ho cinquant’anni e porto la 36», scrive una donna. «Rosicate pure». Parte dai social un dibattito tristissim­o, quello sulla taglia più desiderabi­le. Tra i tanti commenti, quello straziante di una mamma: «Esiste anche la 34,

perfino la 32», replica. «Basta andare al Padiglione 11 dell’ospedale Niguarda di Milano, dove curano ragazze come mia figlia, che soffre di anoressia». Siamo ancora ostaggio della taglia perfetta, dell’invidia della taglia? A quanto pare sì. Gli psicologi americani parlano di «ansia da taglia 0», uno dei motivi per cui la 36 e la 38 sono bandite da molte passerelle. Intanto, mentre da tempo la cultura tossica del corpo ideale ha contagiato gli uomini, dal Guardian arriva una storia emblematic­a: oltre il 90% dei maschi che soffrono di anoressia e bulimia non cerca aiuto per la vergogna. Daniel Magson, 27enne presidente di Anorexia & Bulimia Care, racconta di aver lottato con questi disturbi fin dalla prima adolescenz­a, quando cercava di accettare la propria omosessual­ità. A diciott’anni, sua madre l’ha portato da un medico. Che però l’ha liquidato così: «I maschi non soffrono di anoressia, è solo stressato». Risultato? Daniel ha continuato a peggiorare. Tra il 2010 e il 2018, in Gran Bretagna, i maschi ricoverati per disturbi alimentari sono raddoppiat­i. Oggi si stima che sia maschio il 25% di chi soffre di questi disturbi, ma parlarne è ancora un problema. Lo ha fatto l’attore Christophe­r Eccleston (Doctor Who) nel memoir I Love the Bones of You. «Vengo da una famiglia operaia di Manchester», racconta: «dovevo fare il maschio. L’anoressia era una cosa disgustosa». Altri, come Robert Pattinson e Kit Harington, hanno confessato i problemi legati alla dismorfofo­bia e lo stress psicologic­o causato dall’obbligo di mantenere un corpo perfetto. Alla rubrica anyBody arrivano tante storie di ex anoressici. Questa pagina è anche per loro. Chi c’è passato lo sa: siamo facce della stessa medaglia, sorelle e fratelli nei disturbi alimentari, nei problemi d’immagine e di peso. Ce la faremo.

L’ANTIDIETA DELLA FELICITÀ

Mangiare il meno possibile? Non è solo un modo tristissim­o di vivere, ma non porta a nulla. È la premessa di di Caroline Dooner (Sonzogno). Obiettivo: recuperare un rapporto

sano con il cibo. Alla fine del percorso forse non saremo più magri, ma un po’ più liberi sì.

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