Assolutamente non basta mai
Gentile professor Antonelli, esistono diverse “sfumature” degli avverbi sì e no? Perché queste due affermazioni, positive o negative che siano, sembrano non bastare mai da sole, cioè sono sempre anticipate dal perentorio “assolutamente”.
Emanuele Giacoia emanuelegiacoia@libero.it
RISPETTO all’assolutamente assoluto di gran moda qualche tempo fa («Ti piace il calcio?» «Assolutamente»), assolutamente sì e assolutamente no sono risposte di gran lunga preferibili, visto che ci consentono di capire – di là da ogni ragionevole dubbio – se la risposta è positiva o negativa. La recente fortuna di quell’assolutamente si dovrà al modello dell’inglese absolutely, ricalcato nel doppiaggio di film e telefilm per esigenze di movimento labiale. Ma davvero si tratta di un uso nuovo? Assolutamente no, visto che l’esigenza di rafforzare la risposta affermativa o negativa non è – sicuramente, certamente, chiaramente, evidentemente, senz’altro – una novità. La più antica attestazione che sono riuscito a rintracciare è nella traduzione commentata dell’Antico testamento che l’umanista toscano Antonio Brucioli pubblicò a Venezia nel 1540: «La prima parte della questione era se fusse avversario: risponde assolutamente no, intendendo non sono nimico vostro». Direi, insomma, che possiamo considerare quest’uso assolutamente assolto.
La virgola dopo il “ciao”
Non è errore metterla od ometterla
Sempre più spesso mi capita di leggere libri, riviste, giornali con l’occhio del correttore di bozze. Un errore (perché, per me, errore è) assai frequente è quello che caratterizza frasi come quelle che seguono: “Senti Gianni, ci vediamo domani?”, “Vedi Monica, le tue idee sono poco chiare”, “Ciao mamma, torno presto”. A mio parere, andrebbero scritte così: “Senti, Gianni, ci vediamo domani?”, “Vedi, Monica, le tue idee sono poco chiare”, “Ciao, mamma, ci vediamo domani”.
Paolo Fai ibarruski29@gmail.com
RAFFORZARE LA RISPOSTA AFFERMATIVA O NEGATIVA NON È UNA NOVITÀ. LA PIÙ ANTICA ATTESTAZIONE RISALE AL 1540
NESSUN DUBBIO sul fatto che la doppia virgola debba esserci nei primi due casi, a isolare il vocativo. Altrimenti si rischia di fare una gran confusione: tra «Senti Gianni, poi mi dici» e «Senti, Gianni, poi mi dici» c’è una bella differenza. Molti dubbi restano – invece – sull’uso della virgola dopo ciao (come anche dopo buongiorno o buonasera o dopo auguri o congratulazioni) se quello che segue è il nome della persona a cui ci si rivolge.
Pur in presenza di un vocativo, infatti, la virgola risulta in questi casi sempre meno usata. In due recenti manuali di scrittura pubblicati da Zanichelli (Annamaria Anelli, Caro cliente e Luisa Carrada, Scrivere un’e-mail) trovo solo esempi come «Ciao Marianna, ti scrivo» o «Ciao Marzio, come posso aiutarti?». Tra i primi cento esempi offerti da Google libri in ordine cronologico (cioè a partire dal più recente), quelli di «Ciao, mamma» sono dieci in meno rispetto a quelli di «Ciao mamma». All’incirca la stessa proporzione che si registra tra «Buongiorno, mamma» e «Buongiorno mamma» o tra «Auguri, mamma» e «Auguri mamma». Arrivati a questo punto (o a questa virgola) direi che entrambe le soluzioni andranno considerate come corrette.