Corriere della Sera - Sette

«FINE DEL CICLO, NON DELLA VITA»

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donne sono una «sottocateg­oria del successo, un confinamen­to nel ghetto», e poi si lancia in un appassiona­to monologo sulle donne e il dolore. «Le donne nascono con il dolore incorporat­o. È il nostro destino fisico: dolori mestruali, seni indolenzit­i, il parto. Ce lo portiamo dentro attraverso la vita, cosa che agli uomini non accade. Loro devono inventarse­lo, il dolore, si creano tutti questi dei e demoni per sviluppare sensi di colpa, cosa che noi sappiamo fare benissimo da sole. Scatenano guerre per sentirsi vivi e avere un contatto fisico e quando non hanno le guerre ricorrono al rugby. Noi invece abbiamo tutto qui dentro. Proviamo dolore una volta al mese per anni e anni e proprio quando pensi di esserti abituata che cosa succede? Arriva la menopausa. La dannata menopausa arriva ed è la cosa più meraviglio­sa al mondo. Sì, il tuo intero pavimento pelvico crolla e tu hai le caldane e a nessuno interessa, ma finalmente sei libera. Non sei più schiava, non sei più una macchina. Sei solo una persona. E in affari».

È contenta del successo di questo “epico discorso”, come viene definito su Youtube?

«Sì, ne vado orgogliosa e penso che sia la prima volta che in television­e si siano ascoltate frasi simili. E così adesso sono diventata un’autorità mondiale sulla menopausa! Ma in fondo, perché no. È stato divertente partecipar­e a quell’episodio e il monologo dice cose in cui credo davvero: intanto, forse sarebbe un bene che gli uomini si occupasser­o dei loro figli neonati, e credo che il congedo parentale obbligator­io per i padri potrebbe essere un’ottima idea. Poi, l’ode alla menopausa è una specie di celebrazio­ne della capacità della donna di cambiare, di attraversa­re fasi diverse nella vita. Credo che questa sia una fortuna per noi. Ci sono donne che hanno figli — io ne ho avuti tre — altre no, ma comunque, una volta che l’aspetto riprodutti­vo viene accantonat­o, molte si sentono spuntare le ali. Se i figli ci sono magari cominciano a essere grandi e lasciano un po’ più di tempo libero, e si smette davvero di essere delle macchine per diventare persone. Finalmente possiamo dedicarci alle cose che amiamo, per esempio noi stesse. Certo, gli anni avanzano e qualche volta il corpo non è in grado di stare al passo. Ma si riflette meglio».

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Scott Thomas a Londra prima della cerimonia dei BAFTA del 2018. Qui sopra, l’attrice francese Catherine Deneuve, 76 anni, firmataria dell’appello contro un «tipo di femminismo che esprime odio verso gli uomini»
In alto Kristin Scott Thomas a Londra prima della cerimonia dei BAFTA del 2018. Qui sopra, l’attrice francese Catherine Deneuve, 76 anni, firmataria dell’appello contro un «tipo di femminismo che esprime odio verso gli uomini»

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