Il mutuo di Ilaria, preda del microtargeting
Ilaria — docente universitaria, passaporto italo-statunitense, simpatie tutt’altro che repubblicane — capì che cosa fosse il microtargeting il giorno in cui vide apparire, sullo schermo del suo pc, una pubblicità che tentava di convincerla a votare Trump nel 2020. In quello spot era indicata la cifra esatta per la quale aveva chiesto un mutuo: “E l’economia andrà a rotoli, se non vince The Donald”. Sfruttato da anni dalle campagne pubblicitarie ed elettorali, il microtargeting è tornato al centro dell’attenzione: la scorsa settimana Google ha annunciato che impedirà ai politici di usare alcuni dati sensibili per indirizzare messaggi personalizzati agli elettori. Mentre scriviamo, Facebook si sta muovendo nella stessa direzione: anche per riparare al danno d’immagine, devastante, causato dall’ultima audizione di Zuckerberg al Congresso. L’efficacia di questi annunci è tutta da dimostrare: entrambe le piattaforme hanno, di ogni utente, informazioni tali da rendere di fatto ininfluente un singolo set di dati (foss’anche la preferenza politica esplicita). In altre parole: il microtargeting politico continuerà. La serie di annunci dei big del tech rischia così di risultare poco più di una mossa di immagine. Nell’attesa che la politica provi a fare un passo, regolamentando un campo troppo delicato per rimanere autogestito.