Il presidente yemenita Hadi che non trova (ancora) pace
Completo scuro e cravatta azzurra, mano nella mano col potente principe reggente saudita e l’emiro di Abu Dhabi, il presidente dello Yemen sorride come un bambino: forse Abdrabbuh Mansur Hadi ha pensato davvero che lì, a Riad, un piccolo passo verso la pace sia stato fatto. Tra le guerre dimenticate, quella del suo Paese è forse la più dimenticata. Di certo – lo dice l’Onu, ci si può credere –, con centomila vittime in quattro anni e mezzo ha provocato anche la crisi umanitaria oggi peggiore: tre milioni di sfollati, 400mila bimbi colpiti da malnutrizione acuta, il colera diffuso fra due milioni di yemeniti. Da una parte il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, guidato dal 2012 dall’ex generale Hadi (per 18 anni vice, è salito al potere da candidato unico dopo un anno di manifestazioni…), sostenuto dai sauditi, dall’altra i ribelli Houthi aiutati dall’Iran, che hanno buttato fuori dalla capitale Sana’a Hadi con tutti i ministri. La consueta contrapposizione sunniti-sciiti per il controllo dell’area. In agosto gli alleati separatisti del Sud – sostenuti dagli Emirati – avevano cacciato Hadi anche dal porto di Aden. Ora l’inversione di tendenza. Il fronte s’è ricucito (grazie ai sauditi), i separatisti sono nel governo. Intanto gli Houthi, mentre depredano le navi nel Mar Rosso, avrebbero in corso una mediazione segreta coi sauditi in Oman. Così segreta che neanche Hadi ne avrebbe saputo niente. Cosa non certo positivo per il suo governo...