Corriere della Sera - Sette

Lo sport che non fa bene

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Giorni fa, sul New York Times, la 23enne Mary Cain, ex prodigio dell’atletica leggera, ha denunciato come, entrata nel programma di super-atleti Nike Oregon Project (appena smantellat­o dopo la squalifica

per doping del coach Alberto Salazar), aveva subìto la violenza di un sistema fondato sul vincere a ogni costo. Cain e le altre venivano obbligate a essere sempre più magre, nutrite in quantità insufficie­nti, costrette a pesarsi davanti ai compagni e quindi derise. Cain non ha più avuto il ciclo, le sue ossa si sono sgretolate, aveva pensieri suicidi e ha iniziato a tagliarsi. La sua confession­e ha spinto altre atlete a parlare, e lo sport americano è di nuovo sotto choc dopo gli scandali nella ginnastica artistica.

Un lato oscuro che non riguarda solo i grandi campioni. Il giornalist­a Nicola Busca, allenatore di triathlon e istruttore di sci, ha raccontato sul suo blog la battaglia di una vita con i disturbi alimentari. Dileggiato sin da bambino perché cicciottel­lo, dopo la battuta infelice di una compagna di scuola ha iniziato a dimagrire, e non ha più smesso. Quando a 19 anni ha intrapreso l’alpinismo, la situazione è precipitat­a. «I miei compagni di scalata erano tutti magrissimi, e il più forte era proprio quello che da piccoli mi chiamava “cinghiale”. Sembrava potessero mangiare tutto ciò che volevano, mentre io ero sempre a dieta. Pensavo a quel famoso alpinista che, per limitare le calorie, masticava un croissant ma invece di inghiottir­lo lo sputava». Presto, Busca ha iniziato a non mangiare quasi nulla. E se all’inizio la perdita di peso sembrava aiutarne la performanc­e, in seguito si è rivelata un boomerang. «Non avevo più forze, sono caduto in depression­e, pensavo al suicidio. In un certo senso, era come se stessi sfidando la montagna a uccidermi». Lo sport ha enormi benefici, specie per chi è sovrappeso, ma dev’essere praticato in modo sano. Busca invita a diffidare dei commenti nocivi, oltre che di un certo marketing per cui magrissimo uguale veloce. «L’obiettivo non è la vostra salute».

MENO CORPO POSSIBILE

Quando essere perfette vuol dire sparire. Due ballerine, un’insegnante ossessiona­ta dalla magrezza, il concetto di «meno corpo possibile». Nel romanzo Mondadori,

Francesca Marzia Esposito racconta la fame nella danza classica

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