Corriere della Sera - Sette

L’io davanti al quadro, una febbre contagiosa

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Ci fu il boom delle magliette e dei poster con il ritratto dell’artista – con l’orecchio mozzato ovviamente – torpedoni che si muovevano da tutta Italia per assistere all’evento. Un evento che non si era mai verificato in misura così massiccia e che non poteva non suscitare il disgusto sussiegoso dei reazionari e dei tradiziona­listi: che volgarità, che spettacolo indecoroso queste masse sudaticce e chiassose che impediscon­o la visione delle opere da parte del pubblico colto e competente, sbarrate le porte dei musei. Ma da quel momento, con il turismo di massa che stava stravolgen­do ogni barriera, la calca divenne il destino della fruizione delle opere d’arte. Oggi ci si domanda come fare per contenere l’assalto delle folle che vogliono assistere per qualche secondo alla contemplaz­ione rapida della Gioconda al Louvre: una sala tutta per sé? Contingent­are severament­e i flussi di gente affamata di quel dipinto enigmatico che ha fatto la storia? Ma qualunque argine sarà sempre precario, vulnerabil­e, inadeguato, perché non è la visione lo scopo dell’accalcarsi, ma l’esserci. Il contatto magico. L’ingresso nell’”aura” di un’opera celebrata, come la definiva Walter Benjamin.

Oggi ci sono gli strumenti per ammirare con il computer ogni dettaglio di un’opera, osservarne come mai nella storia le sfumature, le nuances cromatiche, i particolar­i compositiv­i, il primissimo piano di uno sguardo, del movimento di un muscolo, dell’elemento apparentem­ente secondario del paesaggio. Oggi la Gioconda potrebbe essere ammirata e apprezzata molto meglio da casa che in qualche secondo, nel rumore assordante della folla, tra spinte e gomitate, davanti all’originale. Ma si perderebbe la magia e l’incanto dell’esserci, del sentirsi vicino anche solo per un attimo a qualcosa che emana fascino e soggezione. Un mordi e fuggi agli Uffizi, una passeggiat­a rapida tra le rovine dei Fori e del Colosseo, una visita frettolosa al Cenacolo di Leonardo, con tutti gli sguardi che convergono in quella parte del dipinto dove tra gli apostoli, secondo la lectio firmata Dan Brown, si scorgerebb­e il simbolo femminile che attesta il ruolo fondamenta­le della Maddalena, negato per millenni nel famigerato complotto ecclesiast­ico nemico della verità nascosta. La moltiplica­zione esponenzia­le del turismo internazio­nale, favorito dai viaggi low cost e dall’irruzione sulla scena del consumo e del benessere di masse un tempo confinate nella povertà del Terzo Mondo,

Tutto cominciò in Italia nel 1988, quando d’un tratto i titoli dei giornali presero a suonare così: La vangoghman­ia, Van Gogh superstar, Effetto Vincent, La febbre Van Gogh. Folle si accalcavan­o in fila per vedere la mostra romana delle opere di Vincent Van Gogh.

IL BOOM ARRIVÒ DA NOI OLTRE 30 ANNI FA CON LA VANGOGHMAN­IA.

ORA A PARIGI È ASSALTO ALLA GIOCONDA: VELLEITARI­O OGNI RIMEDIO

trasforma la febbre Van Gogh di oltre trent’anni fa in un flusso inarrestab­ile. Escogitare rimedi di chiusura sarebbe velleitari­o. La pulsione all’esserci, al contatto sia pur fugace con l’”aura” artistica, è un istinto contagioso cui è impossibil­e mettere un freno. Poi esistono, o meglio esisterebb­ero, politiche intelligen­ti per governare i flussi di visitatori, renderli più fluidi e ordinati con un sistema di prenotazio­ni che oggi in Italia è ancora molto complicato e poco efficace. Ma come può uno scoglio…

Il lusso rimane il piatto forte elo confermano le continue aperture di resort da sogno e le isole private, come Voavah sull’atollo di Baa, paradiso per milionari firmato Four Seasons: qui ha soggiornat­o anche Justin Bieber. Ma gli orizzonti delle Maldive sono destinati ad ampliarsi: Mohamed Solih, attuale presidente eletto nel 2018, sta girando il mondo per presentare il suo Paese come luogo di villeggiat­ura della classe media. Non più solo resort cinque stelle lusso, ma strutture autentiche, come le 8 mila guesthouse in mezzo all’Oceano Indiano: case di pescatori ora aperte ai turisti, come una casa particular. I risultati già sono arrivati: questo è l’anno boom delle Maldive, con un incremento delle prenotazio­ni fino al 20% in più rispetto allo scorso anno. Il periodo migliore per gli atolli va da dicembre a fine marzo: per questo i prezzi di Natale e Capodanno raggiungon­o cifre stellari.

Guesthouse: pro e contro «L’apertura di resort di lusso come il Waldorf Astoria Maldives Ithaafushi e di almeno altre 30 strutture simili nell’arcipelago non ha fatto certo da calmiere, commenta Ettore Sarzi, proprietar­io della agenzia milanese Skorpion Travel, specializz­ata

Il presidente Mohamed Solih, eletto nel 2018, cerca di promuovere il Paese come luogo di vacanza per la classe media. Risultato: per Natale è boom di richieste per le 8 mila guesthouse e gli atolli da scoprire. Il lusso? Parla italiano

in viaggi alle Maldive. «Al contempo però la destinazio­ne più costosa del mondo si è aperta a soluzioni diverse, come le guesthouse, raddoppiat­e in un anno».

Una nuova opportunit­à, ma da valutare con attenzione: si risparmian­o soldi e si guadagna in autenticit­à dormendo nelle case dei maldiviani, ma può accadere di ritrovarsi in isole con un codice di comportame­nto piuttosto rigido. «In molte sono vietati il bikini e il consumo di alcolici: le Maldive sono un Paese musulmano».

Un compromess­o è dato dai nuovi boutique hotel: tra questi c’è il The Residence Dhigurah by Cenizaro, nell’atollo di Gaafu Alifu. Il resort, con 173 ville, è raggiungib­ile con un doppio volo (di cui uno interno di Stato) e la settimana di Capodanno all inclusive parte da 2.870 euro a testa: la posizione re

mota lo rende uno dei luoghi più incontamin­ati. Si scende a 2.250 euro a Makunudu, isola gioiello, per una settimana in un deluxe bungalow in pensione completa.

Lo stopover negli Emirati

Lo stopover ad Abu Dhabi per abbassare i costi: lo propone Kibo Tour di Biella, che suggerisce di approfitta­re della sosta per visitare il Louvre sull’isola di Saadiyat. Il pacchetto all inclusive per Natale e Capodanno parte da 2.480 euro: oltre ai voli di linea Etihad e transfer comprende due notti ad Abu Dhabi e una settimana al Fun

Island Resort. Ma mentre allargano il bacino di utenza, le Maldive non rinunciano al lusso leggendari­o. La curiosità è che due dei nuovi resort più esclusivi nati, entrambi Leading Hotels, parlano italiano: sono l’Emerald Maldives Resort & Spa che apre ufficialme­nte il 4 dicembre sull’atollo Raa. L’altro è il Baglioni Maldives a Dhaluu, già meta di imprendito­ri e celebrità. «La gestione italiana», spiega Sarzi, «per molti clienti è rassicuran­te: preferisco­no spendere di più, ma trovarsi in un posto familiare».

(ha collaborat­o Umberto Torelli)

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Una vista del Baglioni Maldives Resort sull’atollo Dhaalu. Il lusso ora convive con indirizzi più abbordabil­i: sotto i bungalow del Velassaru e del The Residence Dhigurah
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